lunedì 11 marzo 2019

Masaccio

MASACCIO


Masaccio. Trittico con Madonna in trono e Santi. 1422

L'uomo come centro fisico e morale della pittura

La rivoluzionaria attività di Masaccio, terzo padre riconosciuto del Rinascimento si circoscrive, dal 1422, anno in cui termina la prima opera pervenutoci dal 1428, quando muore in circostanze sconosciuta a Roma. 
Tommaso di Ser Giovanni di Mone Cassai, detto Masaccio (1401-1428), giunge a Firenze giovanissimo nel 1417 da San Giovanni Valdarno e stringe subito amicizia con Brunelleschi e Donatello, aderendo entusiasticamente ai primi fermenti rinascimentali. 
Masaccio dà corpo ad una nuova pittura, della quale l'uomo è centro fisico e morale, figura dotata di sentimenti e di passioni e caratterizzata da un corpo solido descritto sulla scorta della lezione dell'antico e dello studio dal vero. 
La base dell'arte di Maasccio è costituita da una geniale rilettura della pittura di Giotto, e dallo studio delle opere di Donatello e di Nanni di Banco. 

Le prime affermazioni della pratica massaccesca


Masaccio e Masolino da Panicale, Sant'Anna Mettèrza. 1424


La poetica massaccescaappare già manifesta in quella che è la prima opera nota del pittore: il giovanile trittico di San Giovenale (Regggello, presso Cascia) del 1422, in cui lo spazio appare già unificato prospeticamente e le figure sono solidamente costruite. 
Sant'Anna con la Madonna e il Bambino (Sant'Anna Mettérza) degli Uffizi, databile al 1424. 
Si tratta della prima opera che vede collaborare Masaccio e il più anziano Masolino da Panicale, artista di formazione gotica intternazionale: non ci sono note le ragioni del loro sodalizio, destinato a rinnovarsi nella realizzazione dagli affreschi della Cappella Brancacci (1424-28) e motivo della chiamata di Masaccio a Roma nel 1428.
La Madonna con il Bambinno e l'anelo reggicortina in alto a destra, dipimti da Masaccio, sono modellati con un ampio uso di ombre e con un effetto plastico, scultoreo: energica, volitiva e consapevole, la Madonna tiene fermo per una gamba il piccolo Gesù, che è caratterizzato come un bambino vero e vivace. 
La Sant'Anna e gli angeli reggicortina di Masolino, sono dipinti con grande attenzione alla linea fluida, alla delicatezza degli incarnati ed alla prezosità degli accordi cromatici, ma stentano ad emergere dal fondo. 

Il Polittico del Carmine di Pisa (1426)


Masaccio. Madonna col Bambino. 1426


Masaccio, Crocifissione, 1426


Masaccio. Sant'Andrea, 1426


Masaccio, L'Adorazione dei Magi. 1426





Il Polittico del Carmi dei Pisa, commissionato a Masaccio nel 1426 da ser Guglielmo di Colino degli Scarsi per la propria cappella di famiglia intitolata ai Santi Giuliano e Nicola da Bari.
La tavola centrale del Polittico: ossia su un trono marmoreo, la Vergine s china pensosa sul Bambino intento con avidità a manigare gli acini di un grappolo d'uva che la Madre tiene nella mano. 
Umanissima è la descrizione del rapporto madre-figlio, come assai reale è la resa fisica delle figure, i cui volumi sono esaltati da una lucce calda, solare, che Masaccio fa riverberare dal fondo oro della tavola, tresformato in specchio luminoso. Il tema sacro viene profondamente umanizzato, con in questi anni Masaccio va facendo sule pareti della Capella Brancacci. 

La Trinità di Santa Maria Novella


Masaccio, La Trinità, 1426-1428


Tra il 1426 del Polittico del Carmine e il 1428, anno in cui Masaccio parte alla volta di Roma, per dipingere con Masolino nella Chiesa di San Clemente, datato: l'affresco raffigurante la trinità, dipinto in Santa Maria Novella. 
L'architettura, chiaramente esemplata su quella delle opere brunelleschiane, tanto che spesso lo si è attribuita il progetto o alla esecuzione di Filippo: Msaccio dipinge un vano coperto da una volta a botte a lacunari, introdotto da un arco poggiante su colonne ioniche e affiancato da due colonne corinzie. 
L'uso ardito delle regole prospettiche ai fini illusionistici rende quest'architettura assolutamente reale, scorciata dal basso in relazione ad un osservatore con gli occhi all'altezza del ripiano su cui poggiano i due committenti. 
Le regole della prospettiva, applicate anche alle figure di Maria e di San Giovanni dipinte in forte scorcio, vengono meno in quelle del Padre Eterno e dell'umanissimo Cristo crocifisso: una licenza, a voler dire che el figure divine devono forzatamente sfuggire alle regole della visione ottica e prospettica, ed un artificio, che permette alle due figure centrali del dipinto, di apparire più icombenti e solenni. 

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