martedì 30 agosto 2016

L'Enciclopedia, specchio di un sapere laico

L'ENCICLOPEDIA, SPECCHIO DI UN POTERE LAICO


Voltaire

Jean Jacques Rousseau


L'Encyclopédie, ou Dicotionnaire raisonné des sciences, des arts et des mètieres. (Encilcopedia, o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri), è un'opera collettiva in 17 volumi di testo e 11 tavole, diretta da Diderot e d'Alembert e pubblicata a Parigi tra il 1751 e il 1772. Fu il maggiore strumento di diffusione dell'Illuminismo, fu osteggiata dai gesuiti e anche da parte della corte, ma ebbe una straordinaria fortuna in tutto il mondo ed effettivamente apparve come una summa del sapere contemporaneo.
Attraverso l'Enciclopedia affidata a Rousseau, Voltaire, Quesnay, tutto il sapere del passato viene messo in discussione, in una prospettiva laica che esclude ogni dogmatismo, si contrappone ai pregiudizi e concentra la sua attenzione soprattutto sull'uomo e sui suoi bisogni concreti.

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Le fasi dell'arte Neoclassica

LE FASI DELL'ARTE NEOCLASSICA


L'arco di Trionfo. Parigi


1750-1780 Fase di preparazione

Si avviano gli scavi archeologici: a Ercolano e Pompei (del 1748), in Toscana, a Roma e in Medio Oriente.
Vengono elaborate le teorie estetiche e filosofiche che saranno alla base del movimento (Winckelmann pubblica "Pensieri sull'imitazione dell'arte greca nel 1755).

1780-1796 Fase Rivoluzionaria

L'Antichità diviene pretesto per un discorso di carattere ideologico, morale o educativo.
Le scelte stilistiche si caratterizzano per la ricerca della massima semplicità, "dorica", del tutto priva di orpelli.
Sono importanti òe realizzazioni architettoniche (gli archi di Trionfo) ed urbanistiche, che si ricollegano alla romanità imperiale.

1796-1814 Fase Napoleonica

L'Antichità non è più rivissuta con finalità educative e morali, ma solo celebrative e propagandistiche
Il decorativo tende a prevalere sulla ricerca di essenzialità e di severità formale.
Sono importanti le realizzazioni architettoniche (glia Archi di Trionfo) ed urbanistiche, che si ricollegano alla romanità imperiale.

1815-1830 Fase coincidente con la Restaurazione

L'Antichità diviene mito sognante, ormai privato di una particolare funzione riguardo al presente.
Accanto alla compostezza di ispirazione classic si fanno strada istanze naturalistiche.

In architettura il linguaggio classicista convive con i riferimenti ad altre tipologie, anche lontane nel tempo (il Medioevo) e nello spazio (l'Oriente).

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Il Neoclassicismo. Alle radici dell'arte neoclassica

IL NEOCLASSICISMO

ALLE RADICI DELL'ARTE NEOCLASSICA


Damosseno. Antonio Canova.


Per l'ennesima volta nella storia della cultura europea si riparte dall'antichità classica, ma rispetto alle altre diverso il contesto storico.
Roma e Parigi sono alla base di questa nuova ripresa: la prima come centro degli studi rinnovati sull'arte classica, la seconda come sede ideale del rinnovamento culturale portato dall'illuminismo.

Roma "specchio vivente del mondo"

Fu Roma il centro di elaborazione delle nuove teorie ispirate a una ripresa di motivi e di ideali desunti dalla classicità greco-romana.
Nella "città eterna" convennero, poco oltre la metà del Settecento e soprattutto dopo la salita al trono pontificio (1740) di Benedetto XIV, parecchi intellettuali avevano a cuore lo studio dell'arte romana. Era quello un momeno di grande sviluppo dell'archeologia, sia a Roma che in molte altre lòocalità (a Pompei e ad Ercolano dal 1748), anche fuori dall'Italia come in Grecia e nel Vicino Oriente.

La reazione al Barocco

Questa ripresa classicistica si connotò soprattutto come reazione allo stile barocco, contrapponendo ai soggetti piacevoli ed edonistici temi di maggiore impegno e ai virtuosismi e agli illusionismi pittorici degli effetti più misurati, basati sulla compostezza della linea e della stesura uniforme del colore.
Ogni forma  di artificiosità doveva essere sostituita da un "bello ideale", sensibile alla natura, ma anche a quella sublimazione e purificazione del reale che proprio all'artista è consentita.
Alla base c'è una concezione estetica ben differente rispetto al passato, per cui all'arte si venne a chiedere una prevalente fianalità edicativa,un contributo al miglioramento dell'individuo e della società.

L'influsso dell'Illumismo


Il giuramento del Jeu de Paume il 20 giugno 1789


Questi aspetti vennero rafforzati li sviluppi dell'Illuminismo, per cui venne accentuandosi la dimensione dell'impegno da parte dell'artista, chiamato a svolgere, una funzione determinante nell'orientare i singoli ad assumersi le proprie responsabilità e ad affrontare con stoico coraggio le proce della storia. L'arte non poteva ridursi a una ricerca del bello, ma doveva svolgere una funzione etica e civile. Per raggiungere questo scopo l'arte deve adottare un linguaggio semplice, di grande efficacia comunicativa e di chiarezza iconografica, in modo che il menaggio morale e "politico" possa risultare immediato. Ne deriva un'impressione di freddezza o di eccessiva compostezza, lontana da quell'idea di immediatezza che la cultura romantica considerò poi essenziale per l'arte.

La scoperta dell'antico e il "Grand tour"


Goethe nella campagna romana


Un ruolo rilevante per gli sviluppi del Neoclassicismo venne assunto dalla riscoperta a partire dalla metà del secolo, di Ercolano e di Pompei, sepolta dall'eruzione vesuviana del 79 d.C. Ne risultò incentivato anche il viaggio verso l'Italia, il cosiddetto "Grand tour", proprio per il fascino di località che permettevano un incontro diretto con il passato.
I viaggiatori, antiquari, mercanti, collezionisti, eruditi di varia estrazione e gli artisti stessi, ansiosi di confrontarsi con una produzione sentita come emblematica e confacente alle presenti trasformazioni del gusto.
Si sviluppò un'intensa attività pubblicitaria mirante a catalogare e riprodurre, con l'ausilio del disegno e dell'incisione, i tesori che via via venivano portati alla luce, i sontuosi otto volumi di "Le Antichità di Ercolano esposte", frutto del lavoro dell'Accademia Ercolanense fondata dal re Carlo III e usciti tra il 1757 e il 1792.
Gli affreschi e i bronzi, erano in genere riprodotti in maniera molto accurata,e quando una qualche aura settecentesca veniva a ridurre la fedeltà dell'immagine, facilitava un motivo tra i decoratori.
In Europa si diffuse, grazie alla circolazione delle opere di catalogazione e riproduzione dei reperti, un nuovo gusto, ispirato all'antico, definito in Francia "à la greque", largamente impiegato nelle arti decorative, in particolare nei mobili di arredamento.
Le testimonianze, determinarono il fiorire di simili iniziative di scavo e di studio, in altre località non solo italiane, in particolare in Grecia e in Medio Oriente. Ciò nonostante fu soprattutto a Roma che l'infatuazione per l'antico favorì l'elaborazione degli ideali neoclassici.

Due teorici del Neoclassicismo

Si rivelò determinante, l'inconro a Roma, poco oltre la metà del Settecento di due figure emblematiche: l'archeologo storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann e il pittore e scrittore d'arte Anton Raphael Mengs.

La "nobile semplicità" di Winckelmann

La "storia dell'arte antica" di Winckelmann, pubblicata nel 1764, che si può dire abbia inaugurato la moderna storia dell'arte. L'arte antica non è infatti più considerata un tutto unico, ma viene seguita in un percorso evolutivo, diverso in quattro fasi, dallo stile greco primitivo a quello di imitazione perdurante fino alla tarda età romana.
L'influsso più determinante per gli sviluppi dell'estetica neoclassica è quello che Winckelmann esercitò con la sua teoria della superiorità dell'arte greca, in quanto improntata a una nobile semplicità e tranquilla bellezza che diventano i connotati universali del Bello.

Mengs e il concetto di imitazione


Il Parnaso Anthon Raphael Mengs. 1750-1760


Anche Mengs pittore ufficiale di Carlo III a Madrid (1761-1771), sostenne un'idea di bello come rispetto rigoroso di regole, come imitazione dei grandi maestri e come scelta di quanto in natura è "il meglio e il più utile".
Il Parnaso dipinto ad affresco nella volta della galleria di Villa Albani a Roma (1760-1761).
Le citazioni puntuali dall'Antichità, anche dalle sculture, si affiancano all'omaggio a Raffaello, tutto è risolto in superfici e la nota più vivace è data dalle due danzatrici sulla sinistra, riprese da un dipinto pompeiano.
Lo stesso Mengs si collocava la punto finale di un recupero classicistico che toccava le varie tappe della tradizione pittorica italiana.
Trasferitesi a Roma nel 1761 e divenuto amico di Mengs, anche l'italiano Francesco Milizia, pur non essendo in grado di elaborare un'estetica sistematica, favorì con le sue opere ("Le vite dé più celebri architetti" del 1768; "Principi di architettura civile", del 1788) un'idea di architettura ispirata alla semplicità dell'arte greca e romana (con esclusione della fase imperiale,sentita come eccessivamente monumentale), attenta alle esigenze della comunità, finalizzata soprattutto alla "pubblica felicità". Milizia si riallacciava, nella condanna degli eccessi del Barocco e del Rococò, al pensiero di Carlo lodoli, che aveva sostenuto i principi di un'architettura funzionalistica e razionale, e riprendeva anche il classicismo di Francesco Algarotti, il letterato che cercava di equilibrare la sua propensione per la modernità con il riconoscimento della superiorità degli antichi.

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venerdì 26 agosto 2016

L'età Paleolitica. La Preistoria

PREISTORIA

L'età paleolitica

L'età paleolitica (dal greco Palaios, antico, e Lithos, pietra) si è sviluppata attraverso diverse fasi di mutazione climatica e di profonde alterazioni dell'ambiente.
I primi materiali archeologici risalgono all'attività dell'Homo Habilis, vissuto tra due e un milione di anni fa. Sono rudimentali manufatti, soprattutto pietre scheggiate attraverso percussione (chopper).
Nel Paleolitico inferiore sono collocate le fasi dell'Homo erectus (fino a 200.000 anni fa) e dell'Homo sapiens. Quest'ultimo a partire da 35.000-30.000 anni fa, ha avviato in Europa la grande avventura dell'arte figurativa e dell'arte mobiliare, ovvero quella comprendente oggetti ornamentali o d'uso.
In Italia la presenza dell'uomo risale tra un milione e 800.000 anni fa, come in tutta l'Europa centro-mediterranea.


Bisonte 12.000 a.C. circa. Grotta di Altamira (Spagna)

Importanti sono i siti che testimoniano gli insediamenti di 600 - 500.000 anni fa.
Le testimonianze dell'età paleolitica a noi giunte manifestano una concezione magica dell'esistenzaelaborata dall'uomo: egli non sa darsi una spiegazine dei fenomeni della natura e il lampo, il tuono, la pioggia, il buio della notte sono eventi spavntosi ed inspiegabili. E' in questo periodo che l'uomo comincia a servirsi dell'immagine per esprimersi: scolpisce statuette, raffigura sulle pietre e sulle pareti delle grotte bisonti, renne, cavalli, cervi e mammuth. Utilizza la tecnica della pittura e incide segni sulle rocce, i graffiti rupestri.
Raffigurando l'animale, l'uomo del paleolitico vuole assicurarsi la sua cattura. L'atto figurativo diviene quindi un momento propiziatorio, una sortaa di rito in cui, attraverso un forte processo di astrazione e di partecipazione emotiva, vengono anticipati eventi essenziali. Hanno grandi dimensioni e spesso l'autore sfrutta la sporgenza delle rocce per rafforzarne il volume.
Grande importanza assunse in Europa l'arte parietale del Paleolitico superiore. Particolarmente diffusa in Spagna e in Francia, in pitture e in disegni graffiti sulle pareti rocciose.


Bisonte. 12.000 a.C. Grotta di Altamira (Spagna)

L'areheologo A. Leroi-Gourhan ha suddiviso la produzione paleolitica in quattro stili:
Il I stile oarcaico, si colloca tra il 30.000 e il 23.000 a.C. ed è riferito alle testimonianze rinvenute sulle rive del fiume Vézère in Dordogna (Francia). E' caratterizzato da una forte semplificazione delle forme: figure schematiche e simboliche individuate mediante controni continui. Gli animali, generalmente buoi, bisonti, stambecchi, cavalli, sono per lo più graffiti o dipinti sui dolci rilievi delle rocce. Rilevamenti sono a La Ferrassie e Laussel.
Nel II stile sviluppatosi tra il 23.000 e il 17.000 a.C., le figure animali, spesso in gruppi, erano veri e propri cicli parietali. Gli animali sono omrmai tracciati con segno nitido e flessuoso, anche se ridotto spesso al contorno e mancano talvolta alcuni particolari come le zampe.
Le figure del III stile, diffusosi tra il 17.000 e il 15.000 a.C., ad una maggiore definizione del tratto associano l'attenzione alle macchie di colore, soprattutto in ocra e in grigio. I corpi massicci mettono tuttavia in evidenza zampe piccole e sproporzionate, che appaiono quasi incoerenti con parti dell'animale rese addirittura in scorcio come le corna. Le grotte  di Lascaux, di Pech-Merl, Roc de Sers (Francia) e di El Castillo (Spagna).
La tecnica realistica giunge a maturazione nel IV stile, sviluppatosi fino all'8.500 a.C. circa. L'uso dei bruni e delle ocre è calibrato dai grigi di contorno, ottenuti con polvere di carbone. L'artefice utilzza con abilità lo scorcio, per offrire un saldo senso del movimento o della possenza dell'animale.

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venerdì 29 luglio 2016

Il gotico internazionele in Italia Settentrionale. Il Veneto

IL VENETO

I due centri maggiormente interessati agli sviluppi del Gotico Internazionale, Verona e Venezia.

L'orientamento lombardo di Verona


Adorazione dei Magi. Stefano da Verona. 1435

Verona, presenta a inizio Quattrocento un orientamento marcatamente lombardo, testimoniato dall'attività di Stefano da Verona (circa 1379 - dopo il 1438), figlio di Jean d'Arbois (morto nel 1399), pittore di Filippo di Borgogna e attivo a lungo a Pavia per Gian Galeazzo Visconti.
Stefano, predilige l'uso di una linea morbida, di colori teneri e di una materia pitorica fusa, come si può evincere dall'osservazione dell'Adorazione dei Magi della Pinacoteca di Brera di Milano, firmata e datata 1435.

Venezia: il ruolo degli apporti esterni


Storie di Santa Lucia, L'elemosina dei poveri. Jacobello del Fiore. 1410-1420

A Venezia, in parallelo con i nuovi interessi per la conquista della Terraferma si impone un lento ma progressivo svecchiamento della tradizione di marca bizantina, che viene a coinvolgere pittura, scultura e architettura. La presenza di artisti "forestieri" di primissimo piano, come Gentile da Fabriano e Pisanello, attivi entrambi nella decorazione della Sala del Maggior Consiglio a palazzo Ducale.
L'arte del maestro marchigiano imprime una svolta al rinnovamento della pittura veneziana, la produzione matura di Jacobello del Fiore (notizie dal 1394 al 1439), l'attività di Michele Giambono (notizie dal 1420 al 1462) e gli esordi di Jacopo Bellini.

Il cantiere di Palazzo Ducale e l'architettura a Venezia.


Porta della Carta. Giovanni e Bartolomeo Buon. 1438-1442


Ca' d'Oro. 1421-1440

Della scultura e dell'architettura la spinta al rinnovamento è data dai cantieri per il coronamento della Basilica di San Marco e per la conclusione dell'esterno di Palazzo Ducale (dal 1422): vengono uniti con il prolungamento del lato di Palazzo Ducale prospiciente piazzetta San Marco. Sulla basilica veneziana si innalzano guglie e pinnacoli, edicolette e riccioli fitoformi, mentre Palazzo Ducale viene decorato con un prezioso paramento marmoreo soprastante un a profonda loggia in marmo bianco.
La Porta della Carta, eretta tra il 1438 e il 1442 per opera dei veneziani Giovanni (1360 circa - 1442) e Bartolomeo (1464) Buon, inquadrata da due alti pinnacoli gotici e arricchita da statue, rilievi e ornamenti a traforo.
La Cà d'Oro, realizzataa tra il 1421 e il 1440 da maestranze lombarde (come buona parte degli edifici veneziani). La facciata prospiciente Canal Grande è alleggerita da tre logge sovrapposte ed è finemente decorata da intagli, con un intelligente rutilizzo delle cornici marmoree del preesistente edificio.

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mercoledì 27 luglio 2016

il Gotico Internazionale in Italia Settentrionale. La Lombardia

LA LOMBARDIA


Il Duomo di Milano. Iniziato nel 1386

Il cantiere cosmopolita del Duomo di Milano


Papa Martino V. Jacopino da Tradate 1419-1421


Negli anni del governo di Gian Galeazzo Visconti (1378-1402) e di Filippo Maria Visconti (1412-1447) Milano (dal 1395 ducato) svolge un ruolo da protagonista nella stagione del Gotico Internazionale.
Gian Galeazzo (sposo di Isabella di Valois, figlia del re di Francia), che riunisce nel castello di Pavia una raccolta di manoscritti senza pari, stimolando la nascita di una locale scuola di miniatori (tra i quali spicca la figura di Giovannino Dé Grassi); e nell'importante canotiere del Duomo cittadino (aperto nel 1386). Un punto di incontro tra maestranze lombarde e artisti stranieri, scultori e architetti (da Ulrico di Enzingen a Jean Mignot, a Jacques Coene), chiamati di volta in volta a fornire suggerimenti e soluzioni per problemi statici del complesso edificio, costruito con il perzioso marmo di Candoglia.
Nel cantiere del Duomo è attestato dal 1401 al 1425 JAcopino da Tradate massimo scultore lombardo del Gotico Internazionale. Il suo capolavoro, la statua di Papa Martino V, eseguita tra il 1419 e il 1421 per uno dei pilonmi esterni del Duomo, giocata sulla contrapposizione tra l'energico modellato del volto del pontefice e il virtuosistico panneggio.

Michelino da Besozzo


Lo sposalizio mistico di S. Caterina. Michelino da Besozzo. 1420


Michelino da Besozzo (documentato tra il 1388 e il 1445), figura chiave per le vicende della pittura dell'Italia settentrionale di inizio Quattrocento (Michelino fu attivo anche in terra veneta): nel 1410 Jean Alcherius lo definisce "pictor excellentissimus inter omnes pictores mundi" (il più grande pittore del mondo).
Pittore e miniatoer, Michelino sovrappone alla conoscenza dell'arte di Giovannino de Grassi gli stimoli della pittura d'Oltralpe, in particolare francese, raggiungendo esiti di grande qualità, come nelle miniature del giovanile Libro d'Ore d'Avignone, Matrimonio misico di S. Caterina (firmata dall'artista), in cui le figure ritmate da una linea morbida e cedevole, emergono dal fondo oro leggere ed evanesenti come fantasmi.
Al magistero dell'artista lombardo si richiamano gli affreschi della Cappella di Teodolinda nel Duomo di Monza (1444) realizzati dalla famiglia Zavattari e quelli all'incirca contemporanei, raffiguranti giochi aristocratici, realizzati da un anonimo maestro di Palazzo Borromeo a Milano.
In Lombardia prende piede anche la linea più espressiva e grotetsca di questo stile, in particolare negli affreschi di Franco e Filippolo dè Veris (1400), dipinti all'esterno della Chiesa di Santa Maria dei Ghirli a Campione d'Italia e nelle miniature dell'inquieto Belbello da Pavia.

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martedì 26 luglio 2016

Il Gotico Internazionale in Italia settentrionale. L'area alpina

IL GOTICO INTRNAZIONALE IN ITALIA SETTENTRIONALE

L'AREA ALPINA

Un crocevia culturale

Le Alpi, furono nel corso di tutto il Medioevo un vero e proprio crocevia culturale, un luogo di scambi proficui. Dai primi anni del Quattrocento le zone alpine furono ampiamente interessate dall'ondata del Gotico Internazionale.
Tre furono i maggiori centri del Gotico alpino: le corti dei duchi di Savoia a Chambéry, Thonon e Ripaille, dei marchesin di Saluzzo in Piemonte e dei duchi di Tirolo.

Il Piemonte: nel segno di Giacomo Jaqueiro





I Prodi e le Eroine. Maestro della Manta 1410-1420


La Savoia al tempo di Amedeo VIII (1416 - 1451), visse una stagione artistica splendida: il duca intensificò di molto in rapporti diplomatici co il Berry e la Borgogna (grazie al matrimonio di Bianca, figlia del duca di Borgogna), favorendo gli scambi culturalin con la Francia e riunendo una grande biblioteca di codici franco-borgognoni e fiamminghi.


Giacomo Jaquerio. Salita al Calvario 1415-1420

Le aperture culturali del ducato di Savoia - dove operò tra l'altro  il pittore e miniatore svizzero Jean Bapteur, autore con Péronet Lamy, della prima parte del codice dell'Apocalisse (realizzata tra il 1429 e il 1434) ora all'Escorial  - furono di grande stimolo per l'attività dl torinese  Giacomo Jacqueiro (notizie dal 1401 al 1451), pittore al servizio degli Acaia (un ramo cadetto ei Savoia) e di Amedeo VIII. Jaqueirob operò tra Torino, Ginevra e Thonon, sviluppando un linguaggio personalissimo, caratterizzato da una limpida gamma cromatica, da una linea fortemente espressiva e dalla compresenza di delicatezza ed eleganza con spunti di realismo plebeo. La Salita al Calvari, affrescata nella Chiesa di sant'Antonio a Ronverso (TO), databile entro il secondo decennio del Quattrocento.
Maestro della Manta, autore nell'omonimo Castello, dimora dei marchesi di Saluzzo, di un ciclo di affreschi raffiguranti i Nove Prodi e le Nove Eroine, descritti secondo un gusto squisitamente cortese, abbigliati alla moda dell'epoca e dipinti con larghe campiture di colore smaltato.

Il Trentino


Il mese di Aprile. Maestro Venceslao fine XIV secolo


Il mese di Ottobre. Maestro Vendeslao fine VIV secolo


A Trento, la vicinanza con i territori del ducato di Tirolo favorì la penetrazione di opere e di artisti tedeschi e dell'Europa dellìEst: al pittore Boemo Venceslao si deve, la decorazione di una sala della Torre dell'Aquila nel castello di Trento, su commissione di Giorgio di Liechtenstein, un tempo preposito del Duomo si Vienna, dal 1390 principe vescovo della città italiana.
Sulle pareti della torre sono raffigurati i Mesi, intervallati da esili colonnine che inquadrano le scene: le attività agricole e i divertimenti dei signori sono descritti con minuzia e con un linguaggio fresco e pacato.

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lunedì 25 luglio 2016

L'affermazione del Gotico Internazionale. Boemia e Spagna

BOEMIA


Madonna di Jindrichuv Hradec.


Negli anni del regno burrascoso di Venceslao (1373-1419), (l'uccisione di San Giovanni Nepomucemo, vicario dell'arcivescovo di Praga), in Boemia trova ampia affermazione, nella scultura, pittura e miniatura, il Weicher Stil (stile molle), una versione ulteriormente addolcita del Gotico Internazionale, caratterizzata da eleganza estenuata e sensibilità languida, che viene a sviluppare le premesse poste a metà Trecento da Maestro Teodorico da Praga (attivo tra il 1357 e il 1368).
La Madonna di Jindrichuv Hradec: definita da una linea vibrante e guizzante, che raggiunge esiti di virtuosismo nel panneggio della Vergine, le figure sono morbidamente modellate mediante l'uso di ombre leggere e delicate.


Dormitio Virgins. Gherardo Starnina


SPAGNA


San Martino. Gonzalo Perez


Particolarmente interessate da rapporti con l'Italia furono alcune aree delle Penisla iberica, quali la Catalogna, e la zona di Venezia, ove operò tra gli altri Gonzalo Perez (Valencia, 1380-1451), autore del retablo dei Santi Martino, Orsola e Antonio, oggi al museo provinciale di Valencia, caratterizzato dall'uso di preziose velature e trasparenze.

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La situazione Europea. Il grande cantiere del Gotico Internazionale: la Francia

Il grande cantiere del Gotico Internazionale: la Francia

La Francia si connota tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento, come il massimo cebtro di produzione artistica dell'intera Europa: vi si realizzano preziosi oggetti di oreficeria, sontuosi codici miniati, opere pittriche e scultoree. A Parigi, centro della produzione di manoscritti miniati, operano artisti di disparate origini e spesso di orientamenti stlistici diversi.
E' il caso del Maestro del Maresciallo Boucicout (attivo tra la fine del XIV secolo e il ) e del Maestro delle Ore di Rohan, attivi nei primi anni del XV secolo nell'illustrazione di diversi manoscritti.
Il primo, Jacques Coene, miniatore, scultore e architetto attivo anche a Milano nel cantiere del Duomo, rinnova la tradizione miniatoria parigina attraverso il vivo interesse per la definizione dello spazio e del paesaggio, indagato nei particolari e reso con vibranti pennellate. Il secondo appare, caratterizzato da un'appassionata espressività, che gli fa accostare elementi di grazia aristocratica ad altri più popolari, in composizioni nervose ed estremamente dinamiche.
Acquistano importanza altri centri, in particolare Digione, sede del ducato di Borgogna (soprattutto sotto il governo di Filippo l'Ardito) e Bourges, residenza dei duchi di Berry (particolarmente nel periodo i cui è al potere Jean de Berry, colto mecenate).


Monumento a Filippo l'Ardito. Claus Sluter 1404


Il Pozzo dei Profeti. Claus Sluter 1395-1406


A Digione è attivo, accanto al pittore Melchior Broederlam di Ypres, lo scultore di origine fiamminga Claus Sluter (circa 1340 - 1405/6), la cui opera, quasi tutta raccolta nella Certosa di Champmol (fondata dai duchi di Digione nel 1383), propone una nuova ampiezza e grandiosità di forme: accompagnate da una notevole carica realistica; nel cosiddetto Pozzo dei profeti, che è quanto resta di un monumentale Calvario innalzato al centro del chiostro della Certosa.
Nel Monumento di Filippo l'Ardito (terminato entro il 1411 dak nipote di Sluter, Claus de Werve) in cui la figura del duca, vegliata da due angioletti ad ali spiegate, è accompagnata da un silenzioso corteo funebre di dignitari e frati (detti "pleurants"), che si snoda sul basamento. Ciascuno di essi è avvolto in una veste da lutto, che diviene il pretesto per virtuosistici studi di panneggi.


Fratelli Limbourg. Il mese di Ottobre. 1412 - 1415


Fratelli Limbourg. Il mese di Maggio 1412 - 15


Tra Digione e (dal 1404) Bourges operano i fratelli Pol, Hermant e Jehanequin de Limbourg originari della Gheldria, autori delle splendide Très Riches Heures de Jean de Berry. Nella scena del mese di Maggio, nel calendario posto all'inizio di questo ricchissimo Libro d'ore, dame e cavalieri, descritti con precisione nelle eleganti vesti, cavalcano entro un paesaggio sottilmente indagato dalla luce. Alla predilezione per una linea morbida, sinuosa e ritmica, si affianca una nuova sensibilità nella resa della natura, che si rivelerà fondamentale per la nascita deò realismo fiammingo di Jan van Eyck.


venerdì 1 luglio 2016

L'affermazione del Gotico Internazionale. Il Gotico Internazionale


Maestro delle Ore di Rohan. Leone

IL GOTICO INTERNAZONALE

Le ragioni di un termine

Tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento si afferma nell'intera Europa un linguaggio comune, che viene generalmente indicato, con i termini Tardogotico, Gotico cortese e soprattutto Gotico internazionale.
Definendolo Tardogotico, si identifica in questo linguaggio l'ultima fiammata del Gotico, l'espressione di un mondo morente (lo storico J. Huizinga definì questo periodo Autunno del Medioevo). con un implicito giudizio di decadenza e anacronismo. E' chiara la volontà di contrapporre al Tardogotico il Rinascimento fiorentino, visto come unico elemento di novità del secolo, secondo una lettura tradizionale del Quattrocento.
Il rinnovamento dell'arte promosso a Firenze nei primi decenni del XV secolo da Brunelleschi, Donatello e Masaccio rimase per almeno un ventennio una proposta isolata nel panorama italiano e il Tardogotico fu sentito a lungo come una valida alternativa ad esso.
Questo linguaggio presenta spunti di grande modernità, come lo studio minuzioso della realtà in particolare della natura, mai prima d'ora indagata con tale curiosità e precisione.

GOTICO CORTESE: luogo di elaborazione e di fruizione di questo stile: la corte aristocratica, alla quale sono destinati eleganti sculture e dipinti, ma anche oggetti lussuosi e spesso minuti, realizzati con materiali di pregio (smalti, oro, pietre preziose, avorio).

Tra la fine del Trecento e i primi decenni del Quattrocento vengono ad assumere un ruolo primario le arti cosiddette "minori" o applicate: dall'arazzo all'oreficeria, alla miniatura, vera arte "leader" in questo momento.
Il Gotico Internazionale ne mette in luce l'ampia diffusione (Isole Britanniche, Germania, Ungheria, Polonia e Italia), il cosmopolitismo e la comunanza di caratteristiche formali, frutto di un'ampia circolazione delle opere tra le corti (unite da una fitta rete di scambi diplomatici e di rapporti dinastici).

I criteri costitutivi del Gotico Internazionale

1 La predilezione della linea guizzante, morbida, spezzata, in una parola espressiva, piegata alla creazione di arabeschi fantasiosi e di eleganti panneggi sovrabbondanti.
2 Alla voluta ricerca d'irrealtà, convenzionalità psicologica dei personaggi raffigurati, si affianca spesso uno spiccato interesse per il realismo minuto: dai particolari naturalistici (piante, fiori, animali), al paesaggio, al piccolo oggetto d'uso quotidiano, all'abbigliamento delle figure, che vestono - anche nel casi dei santi - gli abiti sfarzosi e ricchissimi dell'aristocrazia.
3 L'amore per il lusso, che si rispecchia nello stile Gotico Internazionale, investe ogni aspetto dell'arte motivo per cui anche i soggetti religiosi ricevono un'ambientazione e una connotazione cortese, profana.

Il Gotico Internazionale si afferma, quindi, come uno stile duplice, "contemporaneamente volto com'è verso due tempi e due culture diverse, verso un ritorno all'idealizzazione medioevale e verso l'elaborazione di un linguaggio nuovo, fondato sulle più avanzate ricerche trecentesche". (E. Castelnuovo).

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giovedì 10 marzo 2016

Capire l'arte del Novecento

Capire l'arte del novecento


Marcel Duchamp, La bagarre d'Austerlitz 1921


Man Ray, Venere restaurata 1936-1971



Secondo lo studioso americano George Kubler, erede teorico di Henri Forillon, le opere d'arte e i manufatti in generale rappresentano la "forma del tempo", ovvero danno un aspetto visibile a quel trascorrere invisibile della storia che conduce da un'epoca a un'altra, da un insieme di valori a uno successivo, da un novero di tecniche a uno nuovo.
Non si comprende l'arte del Novecento se non si inizia da questo punto: in nessun secolo l'umanità è cambiata tanto radicalmente, nel suo modo di vivere così come di pensare.


Piet Mondrian. L'albero rosso, 1909-1910


Piet Mondrian. L'albero grigio 1911-1912


Piet Mondrian. Melo in fiore 1912

Le immagini mostrano il progressivo abbandono della figura e la crescente influenza della scomposizione cubista dello spazio.
La linea curva scompare gradualmente.



La standardizzazione dell'agricoltura, la medicalizzazione del corpo col conseguente aumento della vita media, la nascita di strumenti informatici e comunicativi che sono diventati vere protesi del nostro corpo; lo spostamento della produzione dall'artigianato all'industria e la nascita del settore dei servizi, cosiddetto terziario, sempre più prepotentemente presente nei processi economici, l'assunzione di un nuovo ruolo da parte della donna, la liberalizzazione da parte della sessualità dal fine riproduttivo: la nascita di nuove forme di famiglia, la costruzione di armamenti dagli enormi potenziali distruttivi...questi e altri elementi possono darci un'idea di quanti cambiamenti l'uomo abbia dovuto affrontare e metabolizzare e con lui l'arte.
C'è stata una vasta fase di rifiuto della tradizione precedente, che si avvertiva come poco consentanea ai tempi nuovi: già la fine della pittura di storia e mitologia, segnata dall'impressionismo e dai movimenti immediatamente seguenti, aveva risposto a una rivalutazione volontaria del quotidiano, del qui e ora, del momento presente rispetto al "sempre" e "all'assoluto" celebrati da un' arte più accademica.
Nel 1900 Sigmund Freud pubblica l'interpretazione dei sogni, libro in cui, attraverso il concetto di inconscio, si mette in dubbio che un individuo possa pervenire a una vera coscienza di sè. Il 1905 vede la prima formulazione da parte di Albert Einstein della teoria della relatività: in questo caso l'incertezza non riguarda l'interno della persona ma il mondo in cui ci si trova a vivere, di cui vengono messe in crisi persino le leggi fisiche più assodate. Rivolta e ripensamento della tradizione sono i due poli tra cui si svolge, quindi, la ricerca artistica del secolo. I tempi corrono veloci e i movimenti artistici si accavallano, nel primo quarto del secolo, con una rapidità che non sarebbe mai più stata raggiunta.


Vasilij Kandinskij. Due ovali. 1919

Sono le cosiddette avanguardie storiche:
dal Fauve (1905), all'Espressionismo (1907), al Cubismo (1907). al Futurismo italiano (1909) e poi russo, al Suprematismo di Malevic e al Costruttivismo di Tatlin (1913), al Dadaismo (1913/7), alle ricerche astratte (19109 che compresero il Neoplasticismo di Mondrian e De Stijil (1917) e il Bauhaus (1918). E ancora Metafisica (1917) e Surrealismo (1914) e molti altri movimenti come la Nuova Oggettività, Realismo Magico.
In questo inseguimento di pratiche e di teorie artistiche, davvero all'ultimo respiro, si avvertiva la volontà di dare una forma al mondo e di pensare la storia come un tutto coerente e sensato. Gli artisti fino a che si potè credere nel futuro, si accanirono a firmare manifesti e a formulare teorie.
Dopo l'era atomica, dopo Auschwitz dopo il crollo dei comunismi, dopo che inevitabilmente l'idea di progresso si è scissa in molte sfaccettature per le quali non è possibile giudicare facilmente cosa sia bene e cosa sia male, anche gi artisti visivi hanno iniziato ad elaborare un lungo disorientamento.


Jackson Pollock. Cattedrale 1947


Andy Warhol. Le venticinque Marilyn. 1962


Collage, assemblaggio di oggetti trovati, estensione dell'opera nell'ambiente, performance che coinvolge il corpo, utilizzo della fotografia e della cinepresa, vengono poi rigettate in favore di un "ritorno al mestiere", ma anche rimeditate nel corso di tutto il Secondo Dopoguerra. La messe di innovazioni e di stimoli accumulata nel primo novecento fu tale che ci volle tutto il resto del secolo per sondarne a fondo le conseguenze, anche includendo in questo lavoro di scavo l'apporto di tecnologie prima indispensabili. Matura nel contesto del Secondo Novecento, infatti, la nascita e la crisi dell'idea di Avanguardia.

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Capire l'arte dell'Ottocento

Capire l'arte dell'ottocento

Ricostruire il mondo su basi nuove

Il pensiero filosofico di matrice illimitata del secondo Settecento ebbe immediati e notevoli riflessi anche nel campo della arti, determinando l'affermarsi di orientamenti estetici nei quali prendono importanza finalità come la promozione di un'umanità nuova, più semplice e libera, vicina alla natura e al tempo stesso capace di seguire la ragione. Ne derivarono importantissime conseguenze, sia per quanto riguarda i precedenti virtuosismi, sia per quanto riguarda gli obiettivi del fare artistico, che rientrarono in un complessivo miglioramento dell'umanità cui tutti dovevano tendere. 

L'importanza dell'architettura

Tutte le corti potevano rivestire un ruolo nel gigantesco sforzo collettivo per il cambiamento della società, ma l'architettura era in grado di svolgere una funzione più importante e foriera di conseguenze sul piano della concreta esistenza spirituale.
Gli architetti più il linea, nella Francia degli anni precedenti e successivi alla rivoluzione o nella Milano napoleonica, progettarono dunque interventi poco rispettosi della forma urbana quale si era sviluppata nel corso dei secoli (si veda il progetto di Giovanni Antonio Antolini per il Foro Bonaparte a Milano) oppure addirittura città pensate in forme del tutto inedite.
Simili personalità sono chiamate "architetti rivoluzionari", animati da una carica utopistica assoluta, così spinti in una direzione razionalista e funzionalista da rendere ben poco praticabile la traduzione in atto dei loro convincimenti.
Al francese Etienne-Lous Ballée, dobbiamo fantasie architettoniche, affidate a una serie di progetti conservati presso la Bibliotheque Nationale de France a Parigi, in cui una grandiosità di derivazione classica si abbina a una certa idea di semplicità.

I nuovi materiali per l'architettura

In relazione agli sviluppi economici e tecnologici (e con le mutate esigenze della popolazione), si fece sempre più impellente la necessità di creare strutture nuove. Chi costruiva un ponte, adottando soluzioni tecniche ardite e coraggiose, riteneva necessario completare il tutto, ad esempio, ricorrendo per gli accessi all'armamentario stilistico neogotico, così come i protagonisti delle gallerie, non rinunciavano ad "abbellire" le strutture con decorazioni tratte dalla tradizione.
Furono rari i casi in cui le potenzialità insite nei nuovi materiali, come il ferro e il vetro, vennero riconosciute nella loro valenza estetica autonoma. Questo accadde nella Londra di metà Ottocento, quando Joseph Paxton realizzò il Palazzo di Cristallo, in ferro e vetro, divenuto modello imprescindibile poiché in esso funzionalità, luminosità ed economicità si univano ad una nuova idea di bellezza, affidata ad una semplicità del tutto inedita, che non aveva bisogno di desimere le sue fonti dal passato.
Una celebrazione di queste nuove tipologie (e di questi nuovi ideali) sarebbe poi venuta con la torre che l'ingegnere Gustave Eiffel progettò per l'esposizione universale nel 1889: alta 300 metri, con nessun altro scopo se non dichiarare lo slancio creativo della tecnologia e della modernità.


Fasi di costruzione della Torre Eiffel


Ripartire dall'antichità

Il tentativo di rinnovamento in atto nelle varie arti prese avvio dall'amministrazione per l'Antichità e i suoi valori. Il mondo dei Greci e dei Romani assumerà il volto, negli scritti di Winckelman e degli altri teorici del movimento, di una perfezione ideale, confinata in una lontananza irrecuperabile eppure ancora capace di spingere all'emulazione gli artisti contemporanei, che avrebbero tratto dal passato l'esempio di un atteggiamento, di un certo modo di porsi di fronte alle cose, di stoico eroismo o di suprema serenità, senza escludere la manifestazione dei sentimenti.
Il passato greco e romano, rivisitato in chiave moderna, si prestava ad interpretare gli ideali e i sogni del presente: sia quelli sovrumani dei rivoluzionari impegnati, prima in Francia e poi altrove in Europa, a cambiare il mondo, sia quelli dei sensibili e morbidi adoratori dei miti e delle favole. Si trattò comunque di un movimento che, ancora una volta, dopo le sue prime comparse nel Medioevo carolingio e ottoniano, e nel Rinascimento, basava la sua forza sulla riproposizione di valori considerati universalmente validi, e che, invece per la prima volta, dimostrava una capacità di irradiazione ben oltre il luogo della sua origine (che era sostanzialmente la Roma del secondo Settecento) in ambiti sempre più vasti, in Europa e in tutto il mondo. Il Neoclassicismo, si può definire il primo stile a diffusione mondiale, tra l'altro sviluppatosi in contemporanea con il proliferare dell'arte industriale per quanto riguarda i bronzati, le ceramiche e i tessuti (si pensi ai prototipi mitologici delle officine ceramiche di Wedgwood in Inghilterra).

La nascita dell'estetica

Con il secolo XVIII si assiste alla nascita di una disciplina filosofica apposita, l'Estetica, finalizzata alla comprensione del bello e dell'arte. Il primo ad utilizzare in questi termini la parola estetica fu, nel 1735, il filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten, secondo il quale la conoscenza che si attua attraverso i sensi, pur da considerarsi inferiore a quella attuale, merita di essere considerata nella sua autostima. La conoscenza estetica è un "analogo della ragione" ed è connaturata allo spirito umano che non a caso si svolge spontaneamente, verso la bellezza sensibile ed artistica. Queste tesi trovano una prima formulazione nel libro di Baumgarten Aesthetica, pubblicato fra il 1750 e il 1758, e furono riprese poi da Immanuel Kant nella Critica del giudizio (1790).
L'estetica trova la sua prima formulazione sulla base del riconoscimento di una comune capacità, negli uomini, di riconoscere la bellezza. I giudizi di gusto secondo Kant, istotuiscono una relazione immediata tra sentimento di piacere/dispiacere e facoltà conoscitiva.
Prima del settecento le trattazioni riguardanti l'estetica rientrarono in ambiti più larghi, come quello della metafisica, oppure si caratterizzano per l'analisi di determinati aspetti tecnici. La novità che si fa strada nel corso del secondo Settecento è invece proprio una concezione unitaria delle varie arti, per cui essi hanno in comune un medesimo riferimento ad un ideale di bellezza e si distinguono nettamente dalle tecniche, alle quali pure in passato veniva attribuito il nome di "arti": l'arte della guerra, l'arte della navigazione e così via.

Nuovi strumenti per l'arte

Importante fu per l'invenzione della fotografia negli anni trenta dell'ottocento, con la sua rapida espansione, sia in termini autonomi e in relazione con esigenze prettamente documentarie, sia in rapporto con le arti figurative.
Tra le conseguenze dell'invenzione della fotografia troviamo anche:
- Il poter ottenere immagini assai fedeli e a basso costo nei settori come la ritrattistica e la veduta.
- Crisi significativa della tradizionale modalità di visione dei pittori.

La pittura fu allora in grado di affermare con forza la propria autonomia e unicità grazie alle sue caratteristiche tecniche, che la rendevano incompatibile con il nuovo strumento di rilevazione del vero.
Accanto alla fotografia vanno inoltre considerate, nuove tecniche di riproduzione più rapide, economiche ed efficaci di quelle tradizionali: la litografia, l'acquatinta, l'incisione a colori.
Ne derivò un collezionismo borghese interessato alle stampe di arredo ispirate alle opere pittoriche dei filoni più popolari, come i paesaggi, le vedute urbane, i soggetti devozionali e le scene in genere moralistiche o umoristiche. Ne fu incrementato anche il mercato librario grazie al valore aggiunto che le stampe garantivano all'editoria popolare illustrata, ai romanzi, alle strenne, a un certo tipo di giornalismo.

Nuovo pubblico e nuova committenza

Ci fu un allargamento del pubblico coinvolto nel mondo dell'arte, a livello di fruizione ma anche di produzione. Le stesse teorie romantiche secondo cui l'arte è una creazione individuale e quindi l'espressione spontanea di una creatività che è in ciascuno di noi, determineranno un sensibile accrescimento nel numero di coloro che volevano cimentarsi personalmente con i pennelli con la nascita del dilettantismo, tra la borghesia, la nobiltà e soprattutto le donne.
Cambiò anche la committenza, estendendosi dai soggetti tradizionali, la Chiesa e la Nobiltà, ai settori della borghesia che vedevano nell' acquisizione di un dipinto o di una scultura un mezzo di promozione sociale la cui efficacia era universalmente riconosciuta. Da qui la fortuna dei generi del ritratto e del paesaggio. Sono fenomeni che crescono nel corso del secolo, ma che si presentano si dalla fase neoclassica, in particolare per quanto riguarda la ritrattistica, in riferimento all'immagine che i nuovi intellettuali o gli ufficiali o i borghesi vogliono dare di se.
Così Jacques-Louis David, ci ha lasciato una serie di ritratti, affidatagli da una committenza facoltosa, i quali si basano su una visione realistica e piana, anche quando (si veda il ritratto di Madame Récamier) gli accessori e le mode del tempo condizionano fortemente l'iconografia.
I fatti dell'arte divennero oggetto di discussione quotidiani, giovandosi di un'attenzione costante da parte della stampa e di una maggiore circolazione delle immagini grazie allo sviluppo delle tecniche di riproduzione a stampa.
Le grandi esposizioni, come il Salon di Parigi (divenuto annuale nel 1831), duravano spesso vari mesi ed erano seguitissime dal pubblico.


Jacques-Louis David Ritratto di Madame Récamier


Una nuova critica d'arte

Contemporaneamente a un vistoso allargamento del pubblico degli amatori e degli appassionati d'arte, si andò sviluppando una critica d'arte impersonata, a livello più alto, da Charles Baudlaire, il quale iniziò la sua carriera letteraria proprio con gli articoli dedicati al Salon del 1845. Il poeta dei Fiori del male era un ammiratore entusiasta di Delacroix e appoggiava il lavoro dei "pittori della vita moderna" come Costantin Guys, ma sapeva anche riconoscere il valore di artisti tra loro assai diversi come Ingre e Daumier.

Neoclassicismo, Preromanticismo, Romanticismo

Il Neoclassicismo "non è altro che una fase della concezione romantica dell'arte", in entrambe le correnti si avrebbe il prevalere di un "fattore ideologico, talora esplicitamente politico" in sostituzione del "principio metafisico della natura come rivelazione". E' difficile distinguere nella cultura europea il passaggio della fase neoclassica a quella romantica, il concetto di Preromanticismo. La distinzione tra i due movimenti può avvenire su varie basi: tendenzialmente razionale il primo, passionale il secondo; adoratore dell'Antichità il Neoclassicismo, interessato al Medioevo cristiano il Romanticismo. Il superamento della tradizionale suddivisione dei generi artistici, e del sistema di regole convenzionale un fatto di portata enorme che diede avvio alla grande pittura inglese, tedesca e francese (Turner e Constable, Runge e Friedrich, Delacroix e Daumier). L'importanza della soggettività dell'artista non ne implicò l'isolamento, al contrario la funzione dell'artista nella società si accrebbe.
Un pittore neoclassico come David si fece interprete dei valori emergenti, collaborando fattivamente, con l'opera dipinta e con l'organizzazione delle feste repubblicane, all'affermazione degli ideali rivoluzionari. I pittori e gli scultori assecondano i dibattito teorico con un impegno costante e sincero, per quanto con qualche inevitabile caduta a seguito dei sommovimenti della storia (si pensi a Delcroix per la Francia, ad Hayez per l'Italia).
Questa partecipazione agli eventi, anche drammatici ed esaltanti, propri di tempi particolarmente inclini al cambiamento, convisse in alcune figure con la ricerca di una dimensione più intima e raccolta: come nel tedesco Friederch, interessato a scrutare oltre il visibile e i limiti terreni, con una tensione verso l'infinito che è un'altro dei punti cardine del Romanticismo.
Caspar David Friederich nel dipinto "Le bianche scogliere di Rügen" (olio su tela 1818) considera i nuovi motivi naturalistici, geroglifici di una rivelazione divina, le figure, viste di spalle, alludono alla vastità degli spazi che si aprono davanti all'uomo.
In quest'opera il pittore ha raffigurato anche se stesso che, in ginocchio, si sporge oltre l'orlo dell'abisso, in grado di misurare con lo sguardo profondità che noi possiamo solo intuire.


Joseph M. William Turner, Tempesta di neve, Battello a vapore al largo di Harbour's Mouth 1842


Caspar David Friedrich. Le bianche scogliere di Rügen 1818



L'arte si accosta al reale

La politica romantica è già in luce in certa pittura del Settecento, dove si colgono i "prodromi d'un paziente, penetrante accostamento al reale". Il filosofo G.W.F Hegel riconosceva un principio fondamentale dell'estetica romantica: "la maniera dell'effettiva rappresentazione non oltrepassa essenzialmente la realtà" comune vera e propria e in nessun modo ha paura di accogliere in sé questa esistenza reale nella sua manchevolezza e determinatezza finita".
L'essenza del movimento romantico consiste proprio in un'attenzione più disincantata della realtà, come mostrano per citare esempi italiani, l'opera manzoniana (i Promessi Sposi a ragione sono stati definiti il "romanzo senza idillio") e tanta pittura, da Hayez al Piccio. Su queste basi si innestò in Francia  a partire già dagli anni 40 dell'800, il Positivismo, i cui effetti ricaddero su tutte le arti (il Naturalismo e il Verismo in letteratura, il Realismo nelle arti figurative). Un dipinto come Les demoiselles des bords de la Seine (1850) di Gustave Courbert esemplifica bene, in maniera quasi brutale (le donne sdraiate sulla riva del fiume sono prostitute), la volontà di prendere le distanze da esiti accademici ed idealistici. I fatti nuovi erano la diffusione della Rivoluzione Industriale, le grandi scoperte scientifiche e l'aumento del benessere, la nascita della civiltà metropolitana e la pacificazione dell'Europa.
La vita veniva ritratta anche nella sua dimensione più quotidiana e banale, o vista, come nel caso degli Impressionisti, nei suoi termini più effimeri, in un momento determinato (quel dato momento, in quella data ora). Venne completamente esclusa qualunque prospettiva che fosse metafisica o ideale o in qualche modo staccata dal "qui" e "ora". Certo, il Realismo voleva dare anche percezione dei problemi, riconoscimento dei nodi politici e sociali irrisolti (si pensi alla pittura di Corbet, o al filone sociale di tanta pittura e scultura), ma prevaleva comunque un atteggiamento scientista, la credenza che dall'arte potesse arrivare un contributo per la soluzione dei problemi.
Tale concezione, finì con l'essere considerata inadeguata, tanto da determinare verso la fine del secolo la cosiddetta "reazione antipositista", basata su tendenze irrazionali e spiritualistiche. Alla base c'erano la presa di distanza delle pretese conoscitive fondate sulla ragione umana e l'idea che la complessità della realtà esiga ben altri strumenti di comprensione e di analisi, anche al di fuori della logica tradizionale.


Gustave Courbet, Les demoiselles des bords de la Seine. 1856

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