sabato 18 febbraio 2017

Antonio Canova

Antonio Canova

La scultura neoclassica: “una pacata grandiosità”


Dedalo e Icaro 1777 - 1779


Teseo e il Minotauro 1781 - 1783


Monumento funerario di Clemente XIV




Di statura europea Antonio Canova, capace di superare la sua epoca e i confini della sua terra. Collaborò nello stesso tempo, con Napoleone e con il governo ponificio, di cui era ospite.
Nato a Possagno (Treviso) nel 1757, Canova ricevette una prima formazione ad Asolo, presso lo scultore Giuseppe Bernardi, e a Venezia, dove frequentò i corsi di nudo all'Accademia, ed ebbe un primo incontro con l'antico grazie alla vasta collezione di calchi in gesso dell'abate Filippo Farsetti.
Dedalo e Icaro (1777 – 1779), denunciano anche i legami con la scultura barocca, forse avvicinata in copia presso la collezione dell'abate veneziano. 
Dal 1779 quando Canova si Trasferì a Roma, entrando presto in rapporto con gli artisti veneti là diimoranti (tra gli altri, gli architetti Giovanni Antonio Selva e Giacomo Quarenghi) e con esponenti di punta della cultura neoclassica. 
Nel gruppo Teseo e il Minotauro, si ha una più precisa riflessione sulla classicità, 1781 – 1783. Nell'eroe greco, rappresentato seduto sul mostro che ha appena ucciso, è simboleggiata la vittoria della ragione sulla bestialità, sulle forze dell'irrazionalità
Il corpo semidivino è perfetto, rispondente agli ideali che erano stati espressi da Winckelmann. Sul volto, chiaramente modellato sulla statuaria antica, non trappela la furia della lotta ma solo la tranquillità, non priva di fierezza, di chi ha ottenuto una difficile ma inevitabile vittoria.
Canova aveva scelto la via dell'arte come valore autonomo, come supremo equilibrio di bellezza e di proporzione, come unico ideale, da difendere contro ogni tentativo di ingerenza, in particolare in un periodo storico così tumultuoso.

I monumenti papali: la morte come sonno


Monumento funerario di Clemente XIII 1787 - 1792


Ormai affermatosi Canova ricevette importanti commissioni, a partire da quella, nel 1783, per la Tomba di Clemente XIV per la Chiesa dei Santi Apostoli. Il modello, il monumento funebre berniniano, è superato, perché all'animazione barocca si sostituisce una partizione rigorosa degli elementi è perché sono esclusi gli effetti, pittoreschi di marmi policromi e il tumulto dei panneggi.
Il Monumento a Clemente XIII in San Pietro (1787 – 1792), per il quale Canova approfondisce il tema tipicamente neoclassico, della morte come sonno, sulla base di una grandiosità e di una “calma” che caratterizzano ogni elemento dell'opera: il papa inginocchiato in preghiera la figura della Fede, l'adolescente con la torcia rovesciata. Una severità, convive con la leggerezza che si esprime nel languore dell'adolescente incaricato di raappresentare la morte. 
Soavità e leggerezza costituiscono un altro polo della poetica canoviana, Amore e Psiche, del 1778-1793, i due amanti si abbracciano secondo un'insistita ricerca di contrappunti armonici, morbidi e privi di tensione.

L'artista ufficiale


Paolina Borghese Bonaparte. Venere vincitrice 1808


Venere Italica. 1804 - 1812


Monumento funerario per la duchessa Maria Cristina di Sassonia - Teschen 1798 - 1805


Le tre Graziie 1815 - 1817


Tempio Canovano 1819 - 1833


Canova lavorò parecchio per Napoleone e la sua corte, realizzando ritratti come quello del Primo Console Bonaparte o quello di Paolina Borghese (1808), viene raffigurata come Venere vincitrice, in un'inedita sintesi di riferimenti alla pittura giorgionesca o tizianesca e alle figure giacenti in certi sarcofagi etruschi.
Nei medesimi anni, lo scultore italiano, grazie all'indiscusso prestigio che aveva conseguito, poteva lavorare, anche per la corte asburgica, che gli commissionò il Monumento funerario di Maria Cristina di Sassonia – Teschen (1798 – 1805) per la Chiesa degli Agostiniani di Vienna.
Canova affronta il tema del sepolcro, offendone una diversa interpretazione con un richiamo alla forma piiù elementare e antica del documento funebre, la piramide verso la cui porta si snoda un mesto corteo costiutuito dalla Pietà, che reca l'urna con le ceneri della defunta, seguita da un gruppo di figure che rappresentano la Beneficenza.
Al lato opposto della piramide sta il Genio del Dolore (un adolescente che ricorda quello del monumento a Clemente XIII), appoggiato al leone della Fortezza, mentre sopra la porta il ritratto di Maria Cristina, incorniciato da un serpente che si morde la coda, emblema dell'immortalità, e sorretto dalla figura della Felicità.
La visione classica e quella cristiana della morte si fondono: da una parte il corteo funebre ricorda la virtù romana della Pietas, dall'altra la porta alla quale si dirigono i ploranti allude al mistero della morte, aalla vita definitiva verso cui tendono i cristiani.
Il momento del trapasso non coincide con la speranza ultraterrena, bensì, come il Foscolo dei Sepolcri, rappresenta un passaggio che, comunque interppretato a seconda delle varie mentalità e delle varie fedi, suscita infinita tristezza e nostalgia per la luce, la sola fervida consolazione della “corrispondeza di armoniosi sensi”.
La duplice funzione del sepolcro – la possibilità di un legame duratur tra i defunti e i rimasti e lo stimolo a “egregie cose”, nel caso delle tombe dei grandi uomini – venne ripetutamente espressa dal Canova all'inizio dell'Ottocento nei Monumenti a due cari amici come Giovanni Falier (1806 – 1808, nella Chiesa di Santo Stefano a Venezia) e Giovanni Volpato (1807 – 1808, nella chiesa dei Santi Apostoli a Roma), e in tombe monumentali come quella per l'Alfieri in Santa Croce a Firenze (1806 – 1810).
Questo bisogno di sottrarsi all'azione devastatrice del tempo com la celebrazionedei valori dell'arte, evidente anche nel gruppo delle Grazie, spiega l'importanza che assume, nella prospettiva canoviana, la costruzione di un Tempio nel suo paese natale, Possagno, eretto tra il 1819 e il 1833, in collaborazionecon Giovanni Antonio Selva. Un tempio cristiano dedicato alla Trinità, ma al tempo stesso di un sepolcro – sacrario dove nel 1830, vennero traslate le spoglie del Canova. Combina la struttura con una cupola tipica dell'antichità romana (il Pantheon) non il tempio a colonne di origine greca (il Partenone).

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