martedì 13 febbraio 2018

La preistoria. L'età paleolitica. L'immagine della donna nel paleolitico: le Veneri

La preistoria 

L'Età paleolitica


Cavallo con frecce. 15000 a.C. Grotta di Lascaux. Francia


Bisonte, 12000 a.C. circa. Grotta di Altamira (Spagna)


L'Età paleolitica (dak greco palaiòs, antico, e lithòs, pietra) si è sviluppata, attraverso diverse fasi di mutazione climatica e di profonde alterazioni  dell'ambiente. 
I primi materiali archeologici risalgono all'attività dell'Homo habilis, vissuto tra due e un milione di anni fa.  Sono rudimentali manufatti, soprattutto pietre scheggiate attraverso percussione (chopper).
Nel Paleolitico inferiore sono collocate le fasi dell'Homo erectus (fino a 200.000 anni fa) e dell'Homo sapiens. Quest'ultimo a partire da 35000-30000 anni fa, ha avvuiato in Europa la grande avventura dell'arte figurativa e dell'arte mobiliare, ovvero quella comprendente oggetti ornamentali o d'uso. 
In Italia la presenza dell'uomorisalirebbe ad un periodo compreso tra un milione e 800000 anni fa, come in tutta l'Europa centro-mediterranea. 
Ben più importanti sono i siti che testimoniano gli insediamenti di 600-500000 anni fa. 
Le testimoniianze dell'età paleolitica a noi giunte manifestano una concezione magica dell'esistenza elaborata dall'uomo: egli non sa darsi una spiegazione dei fenomeni della natura e il lampo, il tuono, la pioggia, il buio della notte sono eventi spaventosi ed inspiegabili. E' in questo periodo che l'uomo comincia a servirsi dell'immagine per esprimersi: scolpisce statuette, raffigura sulle pietre e sulle pareti delle grotte bisonti, renne, cavalli, cervi, mammuth. Utilizza la tecnica della pittura e incide segni sulle rocce, i graffiti rupestri. 
Le figurazioni hanno un carattere magico, e un fine pratico. Raffigurando l'animale, l'uomo del paleolitico vuole assicurarsi la sua cattura. L'atto figurativo diviene quindi un momento propiziatorio, una sorta di rito in cui, attraverso un forte processo di astrazione e di parteciipazione emotiva, vwngono anticipati eventi essenziali. Hanno grandi dimensioni e spesso l'autore sfrutta la sporgenza delle rocce per raffigurarne il volume.
Grande importanza assume in Europa l'arte parietale del Paleolitico superiore. Particolarmente diffusa in Spagna e in Francia, essa consiste in pitture e in disegni graffiti sulle pareti rocciose. 
L'archeologo A.Leroi-Gourhan, ha suddiviso la produzione paleolitica in quattro stili o periodi. 
Il I stile o arcaico, si colloca tra il 30000 e il 23000 a.C. ed è riferito alle testimonianze rinvenute sulle rive del fiume Vézère in Dordogna (Francia). E' caratterizzato da una forte semplificazione delle forme, da figure schematiche e simboliche individuate mediante contorni continui. Gli animali, generalmente buoi, bisonti, stambecchi, cavalli; sono per lo più graffiti o dipinti sui dolci rilievi delle rocce. Importanti rilevamenti sono a La Ferrassie e Laussel.
Nel II stile, sviluppatosi tra il 23000 e il 17000 a.C., le figure animali, spesso in gruppi erano veri e propri cicli parietali. Gli animali sono orrmai tracciati con segno nitido e flessuoso, anche se ridotto spesso al contorno, e mancano talvolta alcuni particolari come le zampe. 
Le figure del III stile, diffusosi tra il 17000 e il 15000 a.C. ad una maggiore definizione del tratto associano l'attenzione alle macchie di colore, soprattutto in ocra e in grigio. I corpi massicci mettono tuttavia in evidenza zampe piccole e sproporzionate, che appaiono quesi incoerenti con parti dell'animale rese addirittura in scorcio, come le corna. Appartengono a questo stile le figure delle grotte di Lascaux, di Pech-Merl, Roc de Sers (Francia) e di El Castillo (Spagna).
La tecnica realistica giunge a maturazione nel IV stile, sviluppandosi fino all'8500 a.C. circa. L'uso dei bruni e delle ocre è calibrato dai grigi di contorno, ottenuti con polvere di carbone. L'artefice utilizza con abilità lo scorcio, per offrire un saldo senso della possenza dell'animale.

L'immagine della donna nel paleolitico: le Veneri.


In tutto il Paleolitico la figura umana è poco frequente e comunque è resa in forme approssimative. Costituiscono un'eccezione le cosiddette Veneri statuette a tuttotondo scolpite in pietra, in osso o in avorio e rappresentanti figure femminili dalle forme molto accentuate.  
Le Veneri sono state rinvenute tutte in Europa, dalle coste dell'Atlantico alla Siberia (sono circa 140), ed hanno in comune la dimensione contenuta: dai due-tre centimetri ai 14.5 della Venere di Lespugue, ritrovata nelle Grottes des Rideaux in Francia. 
L'accentuazione dei caratteri della femminilità, mani e piedi, sono appena suggerite o mancano del tutto, forse perché la statuetta veniva conficcata tra le rocce della caverna o nei campi, secondo usanze rituali. 
Nell'Aurignaciano, tra il 30000 e il 25000 a.C. , erano sate riprodotte figure di animali gravidi per esaltare la funzione riproduttiva come garanzia di continuità della specie.
Le Veneri venivano poste all'interno dei templi o dei santuari, in relazione al culto della dea-madre. Ciò sarebbe suggerito dal rinnovamento, in Dordogna (Francia), di più statuette femminili in un'unica stazione archeologica, al centro dell'abitato paleolitico. Celebri sono, tra queste, il bassorilievo della Venere di Laussel, risalente al 23000 a.C. circa, e la Venere di Berlino. La loro presenza è anche da riferire al culto degli antenati, nel quale il tema della fecondità veniva associato a quello della continuità della vita, fondato sulla concezione sociale della famiglia o della tribù. 
Ciò può essere dal rinvenimento di alcune Veneri presso focolai o all'interno di capanne, quasi fossero idoli posti a protezione dei luoghi domestici. 
Ogni statuetta mette in rilievo gli attributi femminili, lasciando indeterminate le altre parti. E' il caso della Venere Impudica, rinvenuta a Laugerie Basse, mncante della testa e delle braccia.
La Venere di Lespugue, l'esecutore ha raggiunto una sintesi così elevata da inserire la forma umana in un volume romboidale. 
L'approccio astratto degli autori delle Veneri ha portato ad un'evidenza vlumetrica delle parti del corpo mediante un marcato principio di simmetria. Venere di Willendorf, in cui l'ipertrofia dei glutei, dei seni, del ventre e persino l'evidenza del pube sono sottolineate mediante interessanti accorgimenti, quali la posizione delle mani o la dettagliata acconciatura, che a sua volta annulla la presenza del viso. 

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