martedì 13 febbraio 2018

La preistoria. L'Età neolitica. L'incisione a graffito

La preistoria 

L'Età neolitica


Giara da Tel Hassan (Iraq) V millennio a. C.


Il Neolitico è il periodo più recente dell'Età della pietra: la pietra levigata sostituisce o si affianca a quella scheggiata di derivazione paleolitica. 
Tale processo alle origini in America Centrale, nella regione delle Ande, e nel Medio Oriente nei territori dell'odierna Turchia, dell'Iran e dell'Iraq.
A partire dal 9000 a. C., si diffuuse gradualmente fino ad interessare le coste del Mediterraneo e l'Europa orientale e settentrionale. In Italia l'inizio della fase neolitica è fatto risalire al 6000 a. C., con una diffusione a partire delle regioni meridionali e orientali. 
Da semplice utilizzatore del cibo cacciato, l'uomo diviene produttore mediante l'agricoltura e la pastorizia. A ciò corrisponde il processo di sedentarizzazione. 
L'uomo acquista nuove abilità: dall'agricoltura impara a tessere le fibre vegetali, intrecciando fibre e corde mediante rudimentali telai, e nel contempo impara a riconoscere i diversi tipi di pietre e a commercializzarle in base alle loro qualità e flessibilità agli svariati usi. 
Nel Neolitico, si assiste ad una differenziazione della produzione artistica, per culture e aree geografiche. 
La produzione che maggiormente aiuta a definire le diverse fasi e le aree di diffusione delle culture neolitiche è la ceramica. 
Alla fine del VII millennio, la ceramica esisteva in tutto il bacino del Mediterraneo. 
Omogenea diffusione in tutta l'Europa ebbe la produzione di vasi campaniformi, ovvero simili a una campana rovesciata. Essi presentavano decorazioni anche fitte costituite da linee parallele, diritte od ondulate, o più tardi da complessi motivi ad intreccio, cerchi o spirali. 
Le prime espressioni artistiche neolitiche devono essere ricondotte alla sfera religiosa, nella produzione di statue-stele, di statuette fittili o di incisioni e di dipinti in piccoli santuari, recanti figure ricollegabili alla Dea-madre generatrice della fertilità. 
L'uomo del neolitico ha acquisito una progressiva consapevolezza del proprio ambiente. 
Ciò trova conferma in tempi in cui le figurazioni assumono caratteri fedeli al vero, come il bisonte che troviamo nella Pittura rupestre dei Tassili, produzione sahariana del V millennio a. C. 
L'arte figurativa del Neolitico tende a generare nella maggior parte dei casi forme schematizzate. La figura è spesso riconoscibile attraverso pochi tratti: bastano le corna, le zampe, una linea per il corpo. Compaiono segni geometrici e quasi astratti, che evidenziano i caratteri che gli animali hanno in comune, cioè gli elementi distntivi di un tipo e di una specie. Lo stesso vale per la raffigurazione degli elementi naturali, ad esempio il Sole o l'uomo e i suoi oggetti come armi, ruote, carri, aratri,

L'incisione a graffito



Graffiti: questa tecnica consiste semplicemente nel "graffiare" la roccia, anche ripetutamente, con una punta metallica e con una pietra dura e appuntita. Il segno poteva essere poi variamente colorato con le terre in varie sfumature. 
L'arte delle inciosni è spesso legata all'attività religiosa. Forse si trasmetteva di sacerdote in sacerdote o da maestro ad allievo.
Lo schematismo delle incisioni a grafito ha forse origine nelle pitture e nele incisioni del versante iberico dei Pirenei, ma si è diffuso nel IV millennio in larga parte d'Europa. Ricordiamo i graffiti della Valcamonica, opera dei Camuni, le cui testimonianze si spingono dal Neolitico, fino all'avvento dei Romani nella valle (avvenuto nel 16 a.C:) e persino nel Medioevo, rappresentando un campo di studi vastissimo. 
Nelle opera camune i graffiti evolvono da un linguaggio schematico ad uno tipo naturalistico. 

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