venerdì 2 giugno 2017

Firenze: la svolta rinascimentale. Il rinascimento

IL RINASCIMENTO


Rinascimento: 
breve storia di un termine

In questo clima positivo di esaltazione delle virtù civiche e di recupero delle radici antiche della città, vede la luce nei primi anni del Quattrocento - ad opera di Donatello, Brunelleschi e Masaccio - il fenomeno del Rinascimento. 
La parola rinascita era però usata già dal Vasari nel Cinquecento per indicare il rinnovamento della pittura operato da Giotto. Il termine viene utilizzato per la prima volta dallo storico svizzero Jacob Burkhardt, che pubblica nel 1860 un saggio intitolato La civiltà del Rinascimento in Italia. 
Rinascmento è l'imporsi di una nuova mentalità di un nuovo modo di concepire l'uomo e il mondo: il tramite è un inedito approccio alla cultura classica, intesa come suprema sintesi di valori umani. 

L'Umanesimo, premessa letteraria del Rinascimento


Giovanni Pico della Mirandola


Francesco Petrarca

I mezzi per una rilettura della civiltà classica sono infatti offerti dagli Studia Humanitatis dall'Umanesimo, vasto movimento di recupero e di studio di testi letterari e filosofici classici, latini e greci (le Humana Literae), tra la fine del Trecento e i primi anni del Quattrocento, che ha le sue radici nell'approccio ai testi antichi proposto per primo da Francesco Petrarca. Anche nel Medioevo si leggevano i testi classici, che venivano però piegati a fini religiosi o morali. 
Con l'Umanesimo la classicità è avvicinata con un nuovo atteggiamento critico: quello del filologo, studioso che analizza scientificamente i testi antichi, fornendone l'edizione critica e interpretandoli dal punto di vista storico. 
Il fine è quello di recuperare in pieno i grandi valori della classicità edi utilizzarli per formare un uomo completo ed autonomo, in grado di agire nella società nella quale si trova a vivere. 
L'uomo è concepito come un essere libero di autodeterminarsi ed in grado di capire l'universo, in quanto dotato di ragione. 
Ciò che si vuole raggiungere è quindi quanto di più lontano vi sia dalla pura contemplazione: molti umanisti sono infatti anche attivi uomini politici (Coluccio Salutati, Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni, Lorenzo Valla...).
Anche lo studio delle scienze (dalla matematica, alla geometria, all'ottica) si riafferma con forza: si torna a leggere i testi classici e si procede nella teorizzazione scientifica, con un interesse spesso estremamente pratico. La volontà è quella di agire, di trasformare la realtà. 
La volontà di affermare le potenzialità umane alla Provvidenza si sostituisce la fortuna (insieme agli ostacoli che la natura e l'ambiente sociale possano frapporre ai progetti dell'uomo), che solo la Virtù umana può vincere. 
I traguardi dell'Umanesimo sono il bagaglio di una ristretta cerchia di intellettuali, la cui volontà è quella di educare i futuri governanti e i cittadini agiati ad un ruolo di primo piano nella società, per remderli personalità complete ed armoniose. 
Gli artisti coondividono gli ideali degli umanisti, ideali che sono in grado di diffondere, grazie all'immediatezza del mezzo visivo, a più livelli culturali e sociali. 

"E' un fatto: i periodi di prosperità, si realizzano quando si lasciano le persone libere di pensare e valutare con la testa e con il cuore". 

Madame Vrath

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