Tra restauro e rifacimento: L'atelier di Bartolmeo Cavaceppi
Fauno. Musei capitolini
Nella Villa sulla via Salaria, che il cardinale Alessandro Albani, nipote del papa Clemente XI, aveva fatto costruire tra il 1756 e il 1763, aveva trovato posto un singolare museo, in cui le oper d'arte si armonizzano con la struttura architettonica, studiata nelle sue varie articolazioni proprio con una precisa finalità evocativa. Regista della complessa operazione fu Johann Joachim Winckelmann, la capacità tecnica dell'architetto Carlo Marchionni, il classicismo di un pittore come Anton Raphael Mengs, l'abilità di un restauratore come Bartolomeo Cavaceppi.
Con Cavaceppi (1719 – 1799) scultore in proprio, collezionista, si assiste alla nascita del restauro inteso come attività autonoma, collegata con il problema della conservazione e dell'esposizione delle opere d'arte. Tale ppratica si svolgeva nel rapporto diretto tra archeologo – conoscitore e restauratore, il quale, su indicazione del primo, interveniva su reperti antichi per completarli, ove fosse necessario, rispettandone i caratteri stilistici. Il restauratore modesto doveva assimilare le metodologie dello scultore antico, e che quasi ne proseguisse l'attività dimostrando un'analoga abilità, oltre che una tale condizione stilistica. Ma allora si trattava di rispondere a precise esigenze culturali (oltre che al desiderio, in certi casi, di rendere maggiormente vendibile un'opera): il completamento era frutto di uno studio appassionato e serviva ad arricchire ulteriormente la conoscenza dell'antichità, che si sarebbe giovata di tali recuperi, nell'osservazione delle opere riproposte nel loro presunto stato originario.
Cavaceppi realizzò una grande quantità di copie di sculture classiche, diffuse poi in tutta Europa, spesso acquistate direttamente nello studio di via del Babuino: un gigantesco atelier pieno di sculture, di gessi, di dipinti, di bozzetti, di medaglie, dove anche si recarono in visita personalità come Goethe e il papa Pio VI.
Cavaceppi aveva fatto in tempo a partecipare, proprio come restauratore, alla nascita del Museo Pio – Clementino in Vaticano (1771 – 1793), promosso dai Papi Clmente XIV e Pio VI i quali si ponevano così sulla linea inaugurata da papa Benedetto XIV con l'istituzionem già nel 1749, di una Pinacoteca, nel palazzo dei Conservatori.
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