venerdì 24 febbraio 2017

Napoleone nell'arte neoclassica: L'icona del tempo

Napoleone nell'arte neoclassica: L'icona del tempo.

Napoleone conobbe un'ascesa così impressionante e imprevedibile da divenire in breve tempo da generale rivoluzionario primo console e poi imperatore (1804) e conquistatore di mezza Europa: il materiale iconografico che lo riguarda, atto a svolgere un'ovvia funzione propagandistica e apologetica e a rafforzare il consenso attorno a una personalità dai tratti sempre fortemente carismatici. L'evoluzione dell'iconografia napoleonica si accompagna in particolare al passaggio dell'immagine rivoluzionaria, a una sempre più efficace e regale, propriamente imperiale.



Napoleone al Gran San Bernardo. 1800

L'immagine del soldato

All'inizio la celebrazione del condottiero, con le sue virtù militari che ne fanno un eroe, collocato in una dimensione lontana dalla contingenza, in una superiorità atemporale. David “Napoleone al passo del Gran San Berbardo” (1800, Parigi, Malmaison) Bonaparte è visto avvolto da un turgido mantello e in sella a un focoso destriero.

L'uomo di stato


Napoleone Primo Console. 1800


Napoleone nel suo studio. 1812



Andrea Appiani con Napoleone Primo Console dipinto nel 1803 (Bellagio, Villa Melzi), fa emergere dall'atteggiamento e dallo sguardo tutta la dignità e la forza interiore del soggetto. Appiani, stabilì un rapporto privilegiato con Napoleone, che lo nominò primo pittore del re d'Italia (1805) e gli conferì ambiti riconoscimenti. L'imperatore inaugurò nel 1807 i Fasti di Napoleone che Appiani aveva dipinto nel Palazzo reale di Milano. Ritroviamo Appiani in sicera sintonia anche con la fase più impriale della stagione napoleonica quando nel 1808, dipinge ad afffresco l'Apoteosi di Napoleone nel Palazzo Reale di Milano presentandolo nudo, in trono come Giove Olimpico.

L'eroe divinizzato


Napoleone I sul trono imperiale


Napoleone come Marte Pacifcatore. 1806



Canova aveva scolpito tra il 1803 e il 1806 Napoleone Bonaparte come Marte Pacificatore: anncora un nudo eroico in cui all'imperatore viene attribuito il corpo perfetto di un dio greco, secondo le stesse modalità con cui gli antichi Romani avevano rappresentato Augusto divinizzato. Qualche anno dopo Thorvaldsen, in collaborazione con Vilhelm Bissen, avrebbe fornito una medesima idealizzazione con il marmo dell'Apoteosi di Napoleone (1820 circa, Copenaghen, Museoo Thorvaldsen), versione aggiornata del rilievo romano con il trionfo dell'imperatore Claudio. 
David “Napoleone nel suo studio” (1812, Washinghton, National Gallery of Art), che ci mostra l'imperatore nella tranquillità fervida del suo studio, in un'ora notturna le candele che si sono quasi completamente consumate per la veglia e con nei pressi un simbolo pregnante come un libro di Plutarco e le carte relative al Codice Civile. 
In Napoleone I sul trono imperiale che Ingres dipinse nel 1806 (Parigi, Musèe del l'Armée), in cui il sovrano è dipinto in una posa ieratica, con lo scettro di Carlo V la “mano di giustizia” e la spada supposti di Carlo Magno, sotto una luce fredda cui spetta il compito di dare unità all'insieme.

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