MASACCIO
Masaccio e Masolino nella Cappella Brancacci
L'intricata vicenda storica della Cappella Brancacci
Cappella Brancacci
Masolino da Panicale. Adamo ed Eva dell'Eden. 1424-1425
Masaccio. Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso.
Masaccio. Il tributo
Masolino. Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita. 1425
La distribuzione dei beni. 1426-1427
Masaccio. San Pietro risana gli infermi con la propria ombra. 1426-1427
La decorazione della Cappella voluta nella Chiesa fiorentina del Carmine da Pietro Brancacci; fu commissionata a Masolino e a Masaccio nel 1424 da Felice Bran<cacci.
I due dovettero mettersi al lavoro assai presto e quando, tra il 1426 e il 1427, Masolino lasciò Firenze per recarsi a lavorare in Ungheria, Masaccio portò avanti da solo l'impresa.
La morte di Masaccio nel 1428 a Roma, e l'esilio di Brancacci, fecero si che la cappella - della quale erano statifino ad allora realizzati la votla con gli Evangelisti, tutta la parete di fondo e i due registi superiori delle pareti laterali (lunettoni compresi) con le Storie di San Pietro, Adamo ed Eva nell'Eden e la Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso - rimanesse incompiuta fino al 1481, quando Filippino Lippi completò le storie del registo inferiori delle pareti laterali.
Nel frattempo, nel 1460, i Carmelitani avevano fatto trasportare sulla parete di fondo la tavola duecentesca della Moadonna del Popolo, distruggendo l'affresco con il Martirio di San Pietro.
Nel 1746-48, quando la volta venne rialzata e decorata da nuovi affreschi portando alla distruzione dei lunettoni e delle vele della volta quattrocentesca.
Alle trasfoormazioni subite dalla cappella, si agiunse nel 1781 la disgrazia di un incendio, che annerì la cromia degli affreschi, riportati alle squillanti tinte originarie solo dopo l'ultimo restauro.
La disposizione degli affreschi di Masaccio e Masolino
Le Storie di San Pietro sono affrescate sulle tre pareti delle cappelle, inquadrate da una finta architettura a paraste corinzie; la loro organizzazione prospettica è pensata, con un unico punto di vista, per uno spettatore fermo al centro della cappella.
Masaccio e Masolino a confronto
Signi
ficativo è il raffronto istituibile tra Adamo ed Eva nell'Eden di Masolino e la Cacciata di Adamo ed Eva dell'Eden di Masaccio.
Le eleganti figue dipinte da Masolino. I loro gesti e le espressioni non tradiscono la minima profondità psicologica.
I progenitori di Masaccio, pogggiano invece saldamente sul terreno, plasticamente rilevati e colpiti da una livida luce, che ne proietta le ombre. Adamo ed Eva esprimono, pur con gesti contenuti di disperazione e di vergogna, un dolore profondamente umano. La conoscenza della statuaria antica, è sempre passata al vaglio dello studio del 'naturale'.
Le differenze tra i due artisti si manifestano nelle scene più complesse: la Guarigione dello storpio e la Resurrezione di Tabita di Masolino e il Tributo della moneta di Masaccio.
La prima storia: Masaccio rompe l'unità della scena, creando diversi gruppetti autonomi di elegantissime figure, pacati attori del dramma sacro. Colori brillanti e una luce soffusa e delicata rasserenano ulteriormente la scena.
Il Tributo di Masaccio (dal Vangelo di Matteo, 17, 24-27; Cristo invia Pietro al mare, al centro, Pietro trova la moneta nella bocca del pesce, a sinistra Pietro paga il gabelliere) intorno alla figura di Cristo, centro morale e fisico, circondato dal gruppo degli Apostoli disposto a esedra. Dietro di loro si apre un profondo paesaggio, al quale sono applicate con grande cura le regole prospettiche (rusultano scorciati gli alberi, le montagne e le stesse nuvole).
Luce ed ombre definiscono paesaggio ed architetture e torniscono le figure, sbalzandole in superficie.
L'evoluzione di Masaccio negli ultimi affreschi dipinti
L'approfondimento della realtà raggiunge esiti straordinari nelle scene dedl registro inferiore della parete di fondo: la Distruzione dei beni e San Pietro risana gli infermi con la sua ombra.
In esse Masaccio attualizza la storia sacra, ambientandola nelle strade di Firenze, della quale mette in risalto, pur nell'infermità e nella povertà, una straordinaria e paradigmatica dignità umana
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