Le premesse del Novecento
Antoni Gaudì
Antoni Gaudì
Le istanze dell'architettura Art Nouveau trovarono un geniale innovatore nel catalano Antoni Gaudì (Reus, Catalogna 1852 - Barcellona 1926).
Barcellona godeva a quel tempo di una discreta prosperità economica e in Catalogna conviveva un primo sviluppo industriale con un'antica tradizione artigianale. Ciò rese possibile le grandi opere di Gaudì, egli stesso figlio di un artigiano e avviatosi verso l'architettura in età precocissima.
Le committenze di Eusebio Güell
Casa Batllò. 1905-1907. Barcellona Spagna
Casa Milà. 1905-19010. Barcellona. Spagna
Parco Güell 1900-1914. Barcellona. Spagna
La sua fortuna iniziò con l'interesse di Eusebio Güell, un ricchissimo magnate che sognava di farsi costruire un palazzo visionario. Gaudì poté cogliere la lezione dello spirito preraffaellita e gli ultimi echi del Romanticismo: anche di qui venne la sua venerazione per le antichità gotiche, per la natura come fonte di ispirazione degli elementi strutturali oltre che decorativi, per il valore dell'artigianato e per i temi connessi all'evoluzione dello spirito.
Casa Vicens a Barcellona (1878) fu ispirata a uno stile moresco fuori da ogni regola del momento.
A soli 31 anni ricevette la commissione per la costruzione della cattedrale Sagrada Familia di Barcellona, destinata a rimanere incompiuta.
Due anni dopo gli fu affidata da Güell la costruzione del suo palazzo (Palau Güell, Barcellona 1885-1889), in cui iniziarono a prendere corpo i suoi proverbiali esperimenti culturali: comaprvero in particolare gli archi parabolici, ricordo dell'arco ogivale medievale e neogotico, ma anche sistema per disporre in modo più avanzato i pesi, retti all'interno e sviluppati all'esterno dagli archi medesimi.
Casa Batllò (Barcellona 1905-1907), un immenso edificio all'angolo tra due strade in cui gli elementi decorativi si integrano alla struttura: la pelle del palazo risulta muoversi come quella di un essere vivente, con effetti che ricordano le venature dei vegetali, ma anche muscoli e ossa. La facciata è coperta con mosaici policromi e il tetto ricorda la schiena di un armadillo.
Casa Milà detta la Pedrera (Barcellona, 1905-1910), la cui facciata segue una successione di linee serpentinate che mettono in evidenza i solai di separazione di ogni piano. Le finestre sembrano bocche di caverne e le inferriate dei balconi rielaborano motivi naturalistici, il materiale stesso; trattato in modo da mettere in evidenza la porosità della pietra, pare scavato da intemperie naturali più che da attenti artigiani. La serpentina si spinge fino al tetto, sostenuto da archi paraboloidi di differenti altezze: ottenuti con i mattoni disposti dalla parte più stretta, questi archi raggiungono la massima forza portante con il minimo dello spessore.
La tecnica costruttiva di Gaudì prescinde dalla razionalità e dall'economia delle norme edilizie: ciò ha spinto G.C. Argan a definire Gaudì un "reazionario" e molti altri a vedervi un mistico decadente. La riabilitazione della decorazione, delle linee curve e dell'architettura scultorea, che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni del Novecento, consente di rivedere questo severo giudizio.
Nella lenta esecuzione del parco Güell (Barcellona 1900-1914), tempio del gioco e della libertà immaginativa, i pilastri divennero sempre più simili ad alberi e la loro stessa inclinazione abbandonò la verticale per raggiungere suggestive inclinazioni.
La Sagrada Familia
Sagrada Familia. Barcellona. Spagna
La realizzazione della Sagrada Familia avrebbe dovuto fondersi su questi stessi princìpi, sostenuti dalla teoria secondo cui la linea diritta sarebbe propria dell'uomo, quella curva della natura e soprattutto di Dio.
La libertà con cui Gaudì operava e mutava i suoi stessi progetti, evitando l'utilizzo di elementi consimili (le colonne di uno stesso edificio hanno sezioni e curvature sempre diverse) non gli permise di utilizzare una griglia progettuale costante: abbiamo un'idea di ciò che la cattedrale avrebbe dovuto essere più da modelli scultorei che da disegni di piante e alzati. Delle tredici guglie ne sono state realizzate solo quattro, sovrastanti un portale che si estende a tutta la parte bassa della facciata e allacciate in alto da una fascia che spinge l'occhio verso l'alto, come tutta una superficie nata dal senso mistico dell'ascensione dalla terra al cielo.
L'insieme delle figure rappresentate, che venne considerata una fonte di ispirazione per il movimento surrealista, non meno dell'espressivo andirivieni della luce su questa superficie priva di angoli netti, testimoniano la volontà di rappresentare un'intera cosmogonia, che dalla complessità infinita del mondo fisico conduce verso la semplicità ineffabile del mondo metafisico e verso il mistro di una bontà divina da cui tutto promana e che, nel ritorno dal molteplice all'uno, tutto perdona e comprende.
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