giovedì 10 marzo 2016

Capire l'arte dell'Ottocento

Capire l'arte dell'ottocento

Ricostruire il mondo su basi nuove

Il pensiero filosofico di matrice illimitata del secondo Settecento ebbe immediati e notevoli riflessi anche nel campo della arti, determinando l'affermarsi di orientamenti estetici nei quali prendono importanza finalità come la promozione di un'umanità nuova, più semplice e libera, vicina alla natura e al tempo stesso capace di seguire la ragione. Ne derivarono importantissime conseguenze, sia per quanto riguarda i precedenti virtuosismi, sia per quanto riguarda gli obiettivi del fare artistico, che rientrarono in un complessivo miglioramento dell'umanità cui tutti dovevano tendere. 

L'importanza dell'architettura

Tutte le corti potevano rivestire un ruolo nel gigantesco sforzo collettivo per il cambiamento della società, ma l'architettura era in grado di svolgere una funzione più importante e foriera di conseguenze sul piano della concreta esistenza spirituale.
Gli architetti più il linea, nella Francia degli anni precedenti e successivi alla rivoluzione o nella Milano napoleonica, progettarono dunque interventi poco rispettosi della forma urbana quale si era sviluppata nel corso dei secoli (si veda il progetto di Giovanni Antonio Antolini per il Foro Bonaparte a Milano) oppure addirittura città pensate in forme del tutto inedite.
Simili personalità sono chiamate "architetti rivoluzionari", animati da una carica utopistica assoluta, così spinti in una direzione razionalista e funzionalista da rendere ben poco praticabile la traduzione in atto dei loro convincimenti.
Al francese Etienne-Lous Ballée, dobbiamo fantasie architettoniche, affidate a una serie di progetti conservati presso la Bibliotheque Nationale de France a Parigi, in cui una grandiosità di derivazione classica si abbina a una certa idea di semplicità.

I nuovi materiali per l'architettura

In relazione agli sviluppi economici e tecnologici (e con le mutate esigenze della popolazione), si fece sempre più impellente la necessità di creare strutture nuove. Chi costruiva un ponte, adottando soluzioni tecniche ardite e coraggiose, riteneva necessario completare il tutto, ad esempio, ricorrendo per gli accessi all'armamentario stilistico neogotico, così come i protagonisti delle gallerie, non rinunciavano ad "abbellire" le strutture con decorazioni tratte dalla tradizione.
Furono rari i casi in cui le potenzialità insite nei nuovi materiali, come il ferro e il vetro, vennero riconosciute nella loro valenza estetica autonoma. Questo accadde nella Londra di metà Ottocento, quando Joseph Paxton realizzò il Palazzo di Cristallo, in ferro e vetro, divenuto modello imprescindibile poiché in esso funzionalità, luminosità ed economicità si univano ad una nuova idea di bellezza, affidata ad una semplicità del tutto inedita, che non aveva bisogno di desimere le sue fonti dal passato.
Una celebrazione di queste nuove tipologie (e di questi nuovi ideali) sarebbe poi venuta con la torre che l'ingegnere Gustave Eiffel progettò per l'esposizione universale nel 1889: alta 300 metri, con nessun altro scopo se non dichiarare lo slancio creativo della tecnologia e della modernità.


Fasi di costruzione della Torre Eiffel


Ripartire dall'antichità

Il tentativo di rinnovamento in atto nelle varie arti prese avvio dall'amministrazione per l'Antichità e i suoi valori. Il mondo dei Greci e dei Romani assumerà il volto, negli scritti di Winckelman e degli altri teorici del movimento, di una perfezione ideale, confinata in una lontananza irrecuperabile eppure ancora capace di spingere all'emulazione gli artisti contemporanei, che avrebbero tratto dal passato l'esempio di un atteggiamento, di un certo modo di porsi di fronte alle cose, di stoico eroismo o di suprema serenità, senza escludere la manifestazione dei sentimenti.
Il passato greco e romano, rivisitato in chiave moderna, si prestava ad interpretare gli ideali e i sogni del presente: sia quelli sovrumani dei rivoluzionari impegnati, prima in Francia e poi altrove in Europa, a cambiare il mondo, sia quelli dei sensibili e morbidi adoratori dei miti e delle favole. Si trattò comunque di un movimento che, ancora una volta, dopo le sue prime comparse nel Medioevo carolingio e ottoniano, e nel Rinascimento, basava la sua forza sulla riproposizione di valori considerati universalmente validi, e che, invece per la prima volta, dimostrava una capacità di irradiazione ben oltre il luogo della sua origine (che era sostanzialmente la Roma del secondo Settecento) in ambiti sempre più vasti, in Europa e in tutto il mondo. Il Neoclassicismo, si può definire il primo stile a diffusione mondiale, tra l'altro sviluppatosi in contemporanea con il proliferare dell'arte industriale per quanto riguarda i bronzati, le ceramiche e i tessuti (si pensi ai prototipi mitologici delle officine ceramiche di Wedgwood in Inghilterra).

La nascita dell'estetica

Con il secolo XVIII si assiste alla nascita di una disciplina filosofica apposita, l'Estetica, finalizzata alla comprensione del bello e dell'arte. Il primo ad utilizzare in questi termini la parola estetica fu, nel 1735, il filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten, secondo il quale la conoscenza che si attua attraverso i sensi, pur da considerarsi inferiore a quella attuale, merita di essere considerata nella sua autostima. La conoscenza estetica è un "analogo della ragione" ed è connaturata allo spirito umano che non a caso si svolge spontaneamente, verso la bellezza sensibile ed artistica. Queste tesi trovano una prima formulazione nel libro di Baumgarten Aesthetica, pubblicato fra il 1750 e il 1758, e furono riprese poi da Immanuel Kant nella Critica del giudizio (1790).
L'estetica trova la sua prima formulazione sulla base del riconoscimento di una comune capacità, negli uomini, di riconoscere la bellezza. I giudizi di gusto secondo Kant, istotuiscono una relazione immediata tra sentimento di piacere/dispiacere e facoltà conoscitiva.
Prima del settecento le trattazioni riguardanti l'estetica rientrarono in ambiti più larghi, come quello della metafisica, oppure si caratterizzano per l'analisi di determinati aspetti tecnici. La novità che si fa strada nel corso del secondo Settecento è invece proprio una concezione unitaria delle varie arti, per cui essi hanno in comune un medesimo riferimento ad un ideale di bellezza e si distinguono nettamente dalle tecniche, alle quali pure in passato veniva attribuito il nome di "arti": l'arte della guerra, l'arte della navigazione e così via.

Nuovi strumenti per l'arte

Importante fu per l'invenzione della fotografia negli anni trenta dell'ottocento, con la sua rapida espansione, sia in termini autonomi e in relazione con esigenze prettamente documentarie, sia in rapporto con le arti figurative.
Tra le conseguenze dell'invenzione della fotografia troviamo anche:
- Il poter ottenere immagini assai fedeli e a basso costo nei settori come la ritrattistica e la veduta.
- Crisi significativa della tradizionale modalità di visione dei pittori.

La pittura fu allora in grado di affermare con forza la propria autonomia e unicità grazie alle sue caratteristiche tecniche, che la rendevano incompatibile con il nuovo strumento di rilevazione del vero.
Accanto alla fotografia vanno inoltre considerate, nuove tecniche di riproduzione più rapide, economiche ed efficaci di quelle tradizionali: la litografia, l'acquatinta, l'incisione a colori.
Ne derivò un collezionismo borghese interessato alle stampe di arredo ispirate alle opere pittoriche dei filoni più popolari, come i paesaggi, le vedute urbane, i soggetti devozionali e le scene in genere moralistiche o umoristiche. Ne fu incrementato anche il mercato librario grazie al valore aggiunto che le stampe garantivano all'editoria popolare illustrata, ai romanzi, alle strenne, a un certo tipo di giornalismo.

Nuovo pubblico e nuova committenza

Ci fu un allargamento del pubblico coinvolto nel mondo dell'arte, a livello di fruizione ma anche di produzione. Le stesse teorie romantiche secondo cui l'arte è una creazione individuale e quindi l'espressione spontanea di una creatività che è in ciascuno di noi, determineranno un sensibile accrescimento nel numero di coloro che volevano cimentarsi personalmente con i pennelli con la nascita del dilettantismo, tra la borghesia, la nobiltà e soprattutto le donne.
Cambiò anche la committenza, estendendosi dai soggetti tradizionali, la Chiesa e la Nobiltà, ai settori della borghesia che vedevano nell' acquisizione di un dipinto o di una scultura un mezzo di promozione sociale la cui efficacia era universalmente riconosciuta. Da qui la fortuna dei generi del ritratto e del paesaggio. Sono fenomeni che crescono nel corso del secolo, ma che si presentano si dalla fase neoclassica, in particolare per quanto riguarda la ritrattistica, in riferimento all'immagine che i nuovi intellettuali o gli ufficiali o i borghesi vogliono dare di se.
Così Jacques-Louis David, ci ha lasciato una serie di ritratti, affidatagli da una committenza facoltosa, i quali si basano su una visione realistica e piana, anche quando (si veda il ritratto di Madame Récamier) gli accessori e le mode del tempo condizionano fortemente l'iconografia.
I fatti dell'arte divennero oggetto di discussione quotidiani, giovandosi di un'attenzione costante da parte della stampa e di una maggiore circolazione delle immagini grazie allo sviluppo delle tecniche di riproduzione a stampa.
Le grandi esposizioni, come il Salon di Parigi (divenuto annuale nel 1831), duravano spesso vari mesi ed erano seguitissime dal pubblico.


Jacques-Louis David Ritratto di Madame Récamier


Una nuova critica d'arte

Contemporaneamente a un vistoso allargamento del pubblico degli amatori e degli appassionati d'arte, si andò sviluppando una critica d'arte impersonata, a livello più alto, da Charles Baudlaire, il quale iniziò la sua carriera letteraria proprio con gli articoli dedicati al Salon del 1845. Il poeta dei Fiori del male era un ammiratore entusiasta di Delacroix e appoggiava il lavoro dei "pittori della vita moderna" come Costantin Guys, ma sapeva anche riconoscere il valore di artisti tra loro assai diversi come Ingre e Daumier.

Neoclassicismo, Preromanticismo, Romanticismo

Il Neoclassicismo "non è altro che una fase della concezione romantica dell'arte", in entrambe le correnti si avrebbe il prevalere di un "fattore ideologico, talora esplicitamente politico" in sostituzione del "principio metafisico della natura come rivelazione". E' difficile distinguere nella cultura europea il passaggio della fase neoclassica a quella romantica, il concetto di Preromanticismo. La distinzione tra i due movimenti può avvenire su varie basi: tendenzialmente razionale il primo, passionale il secondo; adoratore dell'Antichità il Neoclassicismo, interessato al Medioevo cristiano il Romanticismo. Il superamento della tradizionale suddivisione dei generi artistici, e del sistema di regole convenzionale un fatto di portata enorme che diede avvio alla grande pittura inglese, tedesca e francese (Turner e Constable, Runge e Friedrich, Delacroix e Daumier). L'importanza della soggettività dell'artista non ne implicò l'isolamento, al contrario la funzione dell'artista nella società si accrebbe.
Un pittore neoclassico come David si fece interprete dei valori emergenti, collaborando fattivamente, con l'opera dipinta e con l'organizzazione delle feste repubblicane, all'affermazione degli ideali rivoluzionari. I pittori e gli scultori assecondano i dibattito teorico con un impegno costante e sincero, per quanto con qualche inevitabile caduta a seguito dei sommovimenti della storia (si pensi a Delcroix per la Francia, ad Hayez per l'Italia).
Questa partecipazione agli eventi, anche drammatici ed esaltanti, propri di tempi particolarmente inclini al cambiamento, convisse in alcune figure con la ricerca di una dimensione più intima e raccolta: come nel tedesco Friederch, interessato a scrutare oltre il visibile e i limiti terreni, con una tensione verso l'infinito che è un'altro dei punti cardine del Romanticismo.
Caspar David Friederich nel dipinto "Le bianche scogliere di Rügen" (olio su tela 1818) considera i nuovi motivi naturalistici, geroglifici di una rivelazione divina, le figure, viste di spalle, alludono alla vastità degli spazi che si aprono davanti all'uomo.
In quest'opera il pittore ha raffigurato anche se stesso che, in ginocchio, si sporge oltre l'orlo dell'abisso, in grado di misurare con lo sguardo profondità che noi possiamo solo intuire.


Joseph M. William Turner, Tempesta di neve, Battello a vapore al largo di Harbour's Mouth 1842


Caspar David Friedrich. Le bianche scogliere di Rügen 1818



L'arte si accosta al reale

La politica romantica è già in luce in certa pittura del Settecento, dove si colgono i "prodromi d'un paziente, penetrante accostamento al reale". Il filosofo G.W.F Hegel riconosceva un principio fondamentale dell'estetica romantica: "la maniera dell'effettiva rappresentazione non oltrepassa essenzialmente la realtà" comune vera e propria e in nessun modo ha paura di accogliere in sé questa esistenza reale nella sua manchevolezza e determinatezza finita".
L'essenza del movimento romantico consiste proprio in un'attenzione più disincantata della realtà, come mostrano per citare esempi italiani, l'opera manzoniana (i Promessi Sposi a ragione sono stati definiti il "romanzo senza idillio") e tanta pittura, da Hayez al Piccio. Su queste basi si innestò in Francia  a partire già dagli anni 40 dell'800, il Positivismo, i cui effetti ricaddero su tutte le arti (il Naturalismo e il Verismo in letteratura, il Realismo nelle arti figurative). Un dipinto come Les demoiselles des bords de la Seine (1850) di Gustave Courbert esemplifica bene, in maniera quasi brutale (le donne sdraiate sulla riva del fiume sono prostitute), la volontà di prendere le distanze da esiti accademici ed idealistici. I fatti nuovi erano la diffusione della Rivoluzione Industriale, le grandi scoperte scientifiche e l'aumento del benessere, la nascita della civiltà metropolitana e la pacificazione dell'Europa.
La vita veniva ritratta anche nella sua dimensione più quotidiana e banale, o vista, come nel caso degli Impressionisti, nei suoi termini più effimeri, in un momento determinato (quel dato momento, in quella data ora). Venne completamente esclusa qualunque prospettiva che fosse metafisica o ideale o in qualche modo staccata dal "qui" e "ora". Certo, il Realismo voleva dare anche percezione dei problemi, riconoscimento dei nodi politici e sociali irrisolti (si pensi alla pittura di Corbet, o al filone sociale di tanta pittura e scultura), ma prevaleva comunque un atteggiamento scientista, la credenza che dall'arte potesse arrivare un contributo per la soluzione dei problemi.
Tale concezione, finì con l'essere considerata inadeguata, tanto da determinare verso la fine del secolo la cosiddetta "reazione antipositista", basata su tendenze irrazionali e spiritualistiche. Alla base c'erano la presa di distanza delle pretese conoscitive fondate sulla ragione umana e l'idea che la complessità della realtà esiga ben altri strumenti di comprensione e di analisi, anche al di fuori della logica tradizionale.


Gustave Courbet, Les demoiselles des bords de la Seine. 1856

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