giovedì 14 settembre 2017

Guardando verso oriente. Islam, Cina (II-XIII secolo)

GUARDANDO VERSO ORIENTE. 
Islam, Cina (II-XIII secolo)

Ancora più rigorosa del cristianesimo nel proibire le immagini fu la religione del Medio Oriente, che nella sua avanzata del VII e dell'VIII secolo distrusse tutto ciò che trovava sul suo cammino, la religione dei conquistatori musulmani della Persia, della Mesopotamia, dell'Egitto, dell'Africa settentrionale e della Spagna. Le immagini furono proibite, e gli artisti orientali, ai quali non era permesso rappresentare esseri umani, sbrigliarono la loro fantasia gocando a intrecciare forme e motivi. Furono essi a creare l'arabesco, la più minuta trina decorativa che mai sia stata ideata. 


Corte dei leoni, Alhambra di Granada (1377)

 Anche al di fuori dei territori islamici tali fantasie divennero ben note in tutto il mondo attraverso i tappeti orientali.


Tappeto persiano 

 Dobbiamo tutto ciò a Maometto, che stornò la mente dell'artista dal mondo reale, confinandolo in un mondo di sogno fatto di linee e colori. Più tardi, alcune sette maomettane diedero un'interpretazione meno rigoristica dell'astrocismo delle immagini, permettendo la rappresentazione pittorica di figure e di illustrazioni purché prive di riferimenti religiosi. Le illustrazioni dei romanzi, di storie e di favole in Persia, dal XIV secolo in poi, e più tardi anche in India sotto il dominio dei musulmani (mongoli), mostrano quanto gli artisti di quelle terre avessero imparato grazie alla disciplina che li aveva costretti a disegnare solo motivi non figurativi. 


Incontro del principe persiano Humay con la principessa Humayun nel suo giardino 1430-1440 ca

La scena iin giardino, al chiaro di luna, tratta da un romanzo persiano del XV secolo, è un esempio perfetto di questa stupenda abilità. Sembra un tappeto improvvisamente risvegliato alla vita in un mondo di favola. L'illusione veristica è oltremodo scarsa. Manca lo scorcio, e non si tenta nessun effetto di chiaroscuro né di mostrare l'articolazione dei corpi. Le figure e le piante sembrano quasi ritagliate nella carta colorata e distribuite sulla pagina per creare una composizione perfetta. 
L'influsso della religione sull'arte fu ancora più forte in Cina. I cinesi fin da una remota antichità erano esperti nel fondere il bronzo e che alcuni recipienti di bronzo usati negli antichi tempi risalgono al I millennio a.C. o, come alcuni sostengono, a un'epoca ancora precedente. Nei secoli immediatamente anteriori e posteriori alla nascita di Cristo, i Cinesi adottarono riti funebri che ricordano un poco quelli egizi, e nellle cripte restano, come in quelle egizie, scene vivacie che riflettono la vita e le abitudini di quel tempo lontano. Già allora fiorivano  quei caratteri che consideriamo tipici dell'arte cinese. Gli artisti non propendevano come gli egizi per le forme rigide e angolose, ma preferivano la sinuosità delle curve. Un cavallo impennato rappresentato da un artista cinese lo si direbbe composto con un certo numero di forme rotonde. E lo stesso avviene nella scultura che senza peraltro  perdere in soldità e fermezza sembra tutta fatta si contorcimenti e svolazzi. 


Essi consideravano l'arte un mezzo per richiamare i popoli ai grandi esempi di virtù degli aurei tempi del passato. Uno dei più antiichi esempi di virtù femminili, scritta nello spirito di Confucio. Si dice che risalga al pittore Ku K'ai-Chi vissuto nel IV secolo, raffigurava un marito che accusa ingiustamente la moglie, l'illustrazione ha tutta la dignitosa grazie che siamo soliti associare all'arte cinese. E' nitida nella raffigurazione dei gesti e nella disposizione, e mostra che il maestro cinese, si era impadronito della difficile arte di rappresentare il movimento. Non c'è traccia di rigidità in questa antica opera cinese, perché la predilezione per le linee ondulate conferisce un senso di dinamismo, a tutto il quadro. 
Ma l'impulso maggiore fu darto dall'influenza buddista. I monaci e gli asceti della cerchia di Budda furono rappresentati in statue di straordinaria verosimiglianza. Ecco di nuovo cpmparire la linea ricurva nella forma delle orecchie, delle labbra o delle guance, ma senza sformare la realtà, e con il solo compito di dare un'impronta unitaria all'immagine. Sentiamo chhe ogni cosa in essa è al posto giusto e contribuisce all'effetto d'insieme. 
Il buddismo influì sull'arte cinese non solo suggerendo nuovi temi agli artisti, ma introducendo in modo completamente nuovo di considerare i quadri: un rispetto reverenziale, per le conquistiche artistiche, quale non conobbero né la Grecia antica né l'Europa fino al Rinascimento. Le religioni dell'Oriente ritenevano che nuulla avesse maggiore importanza nel gisto modo di meditare. Meditare vuol dire pensare e ponderare per ore e ore una stessa sacra verità, fissare un'idea nella mente e considerarsi tutti gli aspetti senza distrarsi mai. E' una specie di esercizio mentale al quale gli orientali davano un'importanza ancora superiore a quella che noi diamo allo sport e all'esercizio fisico. Questa forse è la ragione per cui l'arte religiosa in Cina venne meno applicata alla narrazione - di leggende su Budda e altri maestri cinesi meno all'insegnamento di una particolare dottrina - come l'arte cristiana del mediioevo - che come stimolo della pratica della meditazione. Gli artisti devoti cominciarono a dipingere l'acqua e le montagne con spirito reverente, non per impartire una particolare lezione, non per puro ornaamento, ma per fornire materia di profondi pensieri. I loro dipinti su rotoli di seta, erano racchiusi in scrigni preziosi e svolti solo in momenti tranquilli, per essere guardati e meditati come si può aprire un libro di poesie per reggere e rileggere un bel verso. Ecco l'intenzione racchiusa nei maggiori paesaggi cinesi del XII e XIII secolo. Se contempliamo a lungo e con attenzione uno di questi quadri, possiamo cominciare a sentire qualcosa dello spirito con cui fu dipinto e dell'alto fine a cui si ispirava. Gli artisti cinesi non uscivano all'aperto per sedersi dinanzi a un bel soggetto e a trarne uno schizzo. Spesso imparavano la loro arte con uno strano sistema di meditazione e di concentrazione, per cui prima si impratichivano "nel dipingere i pesci", "nel dipingere le rocce", "nel dipingere le nuvole", studiando non la natura ma i maestri celebri. Solo quando erano diventati veramente padroni  della tecnica, cominciarono a viaggiare per completare la bellezza della natura e cogliere le sfumature dei paesaggi. Al ritorno, tentarono di richiamare alla memoria quelle sfumature mettendo insieme il ricordo dei pini, delle rocce e delle nuvole. Era ambizione dei maestri cinesi acquistare una tale disinvoltura  nell'uso del pennello e dell'inchiostro da poter trascrivere la loro visione mentre l'ispirazione era ancora fresca. Spesso scrivevano qualche verso e dipingevano poi la stessa scena sullo stesso rotolo di seta. Perciò considerarono puerile  ricercare nei dipinti i particolari per poi confrontarsi con la realtà: preferivano cogliervi il sentimento del pittore. Forse non ci riesce facile apprezzare le più ardite tra queste opere nelle quali solo vagamente qualche cima di montagna emerge dalle nubi. Ma se tentiamo di metterci al posto dell'artista, e di parlare un pò del suo sgomento dinanzi a queste vette maestose, eccoci in grado di cogliere un indizio di quella che, per i cinesi è essenzialmente arte. La pittura dei tre pesci nello stagno, ci dà un'idea della scioltezza e della maestria dell'artista e della paziente osservazione che gli dovette costare lo studio di un soggetto così semplice. Constatiamo la predilezione per gli artisti cinesi per le curve aggraziate, e la loro capacità di sfruttarne gli effetti dare l'idea del movimento. Le forme non sembrano comporsi in uno schema simmetrico, non sono nemmeno distribuite come nella miniatura persiana. Eppure sentiamo che l'artista le ha equilibrate con sicurezza impeccabile. 
Con l'andare del tempo, ogni tipo di pennellata, o quasi con cui si poteva dipingere una, canna di bambù o una roccia scabra era prestabilito e codificato dalla tradizione, e tanto si ammiravano le opere del passato che glia rtisti diffidarono sempre più della propria ispirazione. Il livello pittorico rimane molto elevato nei secoli successivi tanto in Cina quuanto in Giappone (che adottò le concezioni cinesi), ma l'arte somigliò sempre più a un gioco aggraziato e complesso molto meno degno d'interesse dacché gran parte delle sue mosse era ormai nota. Fu solo nel XVIII secolo, dopo un nuovo contatto con la conquista dell'arte occidentale, che gli artisti giapponesi osarono applicare i loro moduli orientali a nuovi temi. 

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